Graziano Mesina non si trova. Dopo la condanna definitiva a 30 per associazione a delinquere, finalizzata al traffico di stupefacenti, l’ex primula rossa del banditismo sardo è irreperibile. Quando i Carabinieri ieri notte, dopo il verdetto della Cassazione si sono presentati alla sua abitazione ad Orgosolo per condurlo in carcere, Mesina non c’era. Ieri pomeriggio prima della sentenza, per la prima volta dopo un anno, non si è presentato alla stazione dei carabinieri di Orgosolo per la firma. Mesina, secondo la Direzione distrettuale antimafia di Cagliari, sarebbe stato a capo di due gruppi criminali, che operavano in diverse zone della Sardegna, dedite all’approvvigionamento di vari tipi di droga.
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Mesina ieri ha atteso la sentenza a Orgosolo con al suo fianco l’avvocata Maria Luisa Vernier, mentre l’altra legale Beatrice Goddi discuteva a Roma in Cassazione. Ma poi nel tardo pomeriggio, quando sembrava che la data della sentenza dovesse essere rinviata, l’avv. Vernier è tornata a Cagliari e Mesina è rimasto solo a casa. I due legali sono rimasti spiazzati dalla fuga del loro assistito, ma per il momento preferiscono non commentare sul punto.
L’avvocata Goddi dice invece la sua all’Ansa sulla sentenza: “Non ci aspettavamo il rigetto del ricorso perché c’erano dei punti relativi alla competenza territoriale su cui noi puntavamo. Il reato più grave era l’associazione a delinquere relativa a Orgosolo e il giudice competente per il procedimento doveva essere quello di Nuoro, per questo pensavamo di spuntarla. Anche Mesina era ottimista – conclude la legale – e attendeva la sentenza serenamente“.