“Chiediamo solo che Graziano Mesina torni in Sardegna. In questi nove mesi non abbiamo ancora avuto la possibilità di fare un colloquio con lui, che sentiamo solo telefonicamente: la distanza, i costi proibitivi e le difficoltà anche dei collegamenti ci impediscono di raggiungere il carcere di Milano Opera“. A parlare sono alcuni parenti dell’ex Primula rossa del banditismo isolano che hanno chiesto aiuto all’associazione Sdr (Socialismo diritti riforme) perché Mesina venga trasferito nel penitenziario di Nuoro, il più vicino alla ‘sua’ Orgosolo.
Mesina si trova in una cella di Opera perché così ha voluto il Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, “peraltro senza un’apparente motivazione”, dice Maria Grazia Calligaris, la presidente di Sdr che sottolinea: “La decisione contrasta con il principio della la territorialità della pena. Un principio chiave nel percorso di recupero dei detenuti e che a maggior ragione deve valere per una persona che ha superato gli 80 anni”.
Dall’associazione dicono ancora: “Il trasferimento di Mesina a Opera è apparso sin da subito una misura afflittiva aggiuntiva, non prevista dalla sentenza di alcun tribunale. Un’aggiunta che non giova a nessuno e che fa pensare a una sorta di vendetta verso un uomo che ha già subito un processo ed una condanna. Riportarlo in Sardegna è solo un atto di umanità che gli permetterebbe di fare qualche colloquio con i parenti. Niente di più”.