La carica dei 2.035 per un totale di 383 posti disponibili. Sono i numeri degli aspiranti studenti delle facoltà universitarie di Medicina e Chirurgia in Sardegna. Ieri era il giorno fatidico: cento minuti di prova e una batteria di sessanta domande a risposta multipla a partire dalle 213, come in tutta Italia.
A Cagliari, alla Cittadella universitaria di Monserrato, con mascherine Ffp2 e Green pass alla mano erano in 1.400 i ragazzi che si sono presentati per tentare di superare la prova che dà accesso a una delle professioni più richieste del momento: 240 i posti disponibili. A Sassari erano in 635 su 139 posti, più più 4 riservati a cittadini non comunitari residenti all’estero. Mentre in Odontoiatria a Sassari i posti sono 33 più 2 per extracomunitari residenti all’estero.
C’è chi ci prova per la prima volta, c’è chi invece ci ritenta per la terza, mentre nel frattempo si è iscritto in altre facoltà aperte in attesa di un agognato passaggio.
E anche nell’Isola, come in molte altre città universitarie italiane, è andata in scena la protesta per l’abolizione del numero chiuso (o ‘programmato’) per queste facoltà. “Proprio nell’anno in cui la carenza di medici si è fatta sentire e per il gran lavoro scaturito dall’inizio della pandemia, è assurdo continuare a tenere le facoltà blindate”, sostiene chi vorrebbe abolire lo sbarramento.
Per le facoltà è invece un modo di garantire un pieno diritto allo studio e la frequenza delle lezioni senza disagi dovuti alla scarsità delle infrastrutture degli atenei, un modo di controllare l’accesso alla professione per garantire l’alto livello di competenze.