Maxi truffa sui fondi europei, quattro arresti. Vittime e base operativa in Sardegna

Manuel Scordo

Una maxi truffa da due milioni di euro sui fondi europei che coinvolge anche la Sardegna è stata scoperta dai militari della Guardia di finanza della Compagnia di Faenza che hanno arrestato quattro persone. I provvedimenti sono stati firmati dal Gip della Procura di Ravenna. Oltre 500 le vittime che abitavano in 13 regioni tra le quali anche la Sardegna.

Le indagini sono partite diversi mesi fa e hanno permesso ai militari delle Fiamme gialle di smantellare una organizzazione criminale al cui vertice c’era un ravennate, che “prospettava falsamente ad ignari soggetti la possibilità di accedere a finanziamenti erogati da organismi dell’Unione Europea, anche in parte a fondo perduto, per fornire liquidità alle imprese o per fabbisogni familiari”, spiegano gli investigatori.

Complessivamente 50 milioni di euro i finanziamenti promessi dai 4 soggetti, che tuttavia non sono mai arrivati, in quanto i fondi europei erano del tutto inesistenti.

Secondo quanto ricostruito dai militari della Compagnia di Faenza i quattro utilizzavano come basi operative società con sede a Roma, Viareggio e Cagliari. I truffatori richiedevano alle vittime un compenso da versare sui conti bancari delle società a titolo di pagamento per l’istruttoria necessaria ad avviare la pratica di finanziamento. “Tale compenso, decurtato di una quota parte di spettanza dei soggetti riconducibili alle stesse società, veniva sistematicamente messo nella disponibilità del soggetto ravennate – sottolineano dalla Guardia di finanza – , mediante l’emissione di fatture false da parte della società di cui quest’ultimo risultava titolare: ciò al solo fine di far perdere traccia dei proventi illecitamente acquisiti dalle vittime delle truffe, approfittando talvolta anche della precaria situazione finanziaria in cui versavano molti di essi”.

Le vittime cadute nella rete dei truffatori presentavano diversi tipi di richieste: “Dal finanziamento per compravendite immobiliari – spiegano i Finanzieri -, con le vittime che talvolta avevano già stipulato compromessi contando su quelle risorse aggiuntive, a istanze presentate per fronteggiare crisi di liquidità familiare, circostanze in cui per pagare l’istruttoria era stato addirittura acceso un ulteriore prestito a monte”.

Quando poi i finanziamento non arrivavano le vittime erano costrette a recuperare il denaro con altri prestiti.

Manuel Scordo

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