Il tribunale del Riesame di Sassari ha rigettato la richiesta di scarcerazione dei legali di Jalal Hassissou e Soufyane El Kherad, 40 e 36 anni, marocchini, accusati in concorso dell’omicidio aggravato di Zeneb Badir, loro connazionale di 34 anni, morta il 24 luglio scorso nell’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia dopo un’agonia di due giorni, causata dalle botte subite. Secondo le indagini dei carabinieri del reparto territoriale di Olbia e della stazione di Arzachena, coordinati dal procuratore di Tempio, Gregorio Capasso, la donna morì per i gravissimi traumi cranici riportati. Un femminicidio: Zeneb Badid venne pestata per ore, con un accanimento e una ferocia privi di movente. Il fatto si consumò domenica 20 luglio, ma l’ipotesi dell’omicidio assunse contorni nitidi solo il martedì seguente perché all’inizio, complice la pioggia, la versione della caduta accidentale nei giardini pubblici di Arzachena, fornita dai due marocchini, resse. Ma tra lunedì e martedì emersero i segni di una violenza prolungata e, infine, arrivò la confessione di Soufyane El Khadar, secondo il quale la donna, arrivata ad Arzachena per lavoro, nel suo alloggio in località “Stazzu di calcinaiu”, vicino a Baia Sardinia, di tanto in tanto si incontrava con Jalal Hassissou. La loro non era una vera relazione, ma quella domenica l’uomo si accanì sulla connazionale massacrandola di botte.
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