Marinai abbandonati dall’armatore, Massidda: «Dramma umano da risolvere»

Sono in una nave, e lì sopravvivono da maggio, senza più soldi, senza più speranza. Perché i quindici marinai a bordo del mercantile Kenza sono stati abbandonati dal loro armatore. Adesso quella nave è terra di nessuno. “Ma può creare problemi al porto di Cagliari”. A lanciare l’allarme è Piergiorgio Massidda, il presidente dell’Autorità portuale.

E’ accorato l’appello di Massidda: “Stiamo lanciando – scrive Massidda – questo grido d’allarme e d’aiuto per risolvere una vicenda umana drammatica su cui non possiamo chiudere gli occhi. Chiederò a tutti i parlamentari sardi di firmare una lettera da inviare alla Farnesina affinché il problema della nave Kenza venga risolto. Esistono leggi internazionali che potrebbero sbloccare la situazione”.

Nell’attesa che da Roma arrivi la svolta, Massidda dice: “Chiunque può fare qualcosa, intervenga”. Il presidente dell’Autorità portuale oggi ha fatto il punto con il vescovo della città, Arrigo Miglio, e il comandante della Capitaneria, Arrigo di Marco.Perché il Kenza è fermo al porto da maggio, “con quindici marinai marocchini a bordo, dopo l’abbandono da parte dell’armatore”

Adesso l’Autorità portuale, il welfare marittimo, la Caritas, la Stella Maris, tante aziende e privati cittadini in questi mesi hanno aiutato i marinai fornendo loro i mezzi di sussistenza e il carburante e l’acqua per vivere a bordo, ma anche gli aiuti, come è stato sottolineato oggi, “non sono infiniti. Noi stiamo facendo di tutto per aiutarli – ha sottolineato Massidda – cercando di superare problemi burocratici. Ho attinto anche dalla mia esperienza di parlamentare per sbloccare la situazione contattando l’ambasciatore marocchino, ma il percorso non ha dato soluzioni“.

I marinai della Kenza hanno fatto causa all’armatore e il giudice ha disposto il sequestro della nave, affidandola al comandante. A ottobre ci sarà la nuova udienza che potrebbe portare anche all’affidamento definitivo all’equipaggio e a una possibile vendita della nave, ma i tempi potrebbero allungarsi. “Con un intervento internazionale – ha sottolineato il presidente dell’Autorità portuale – la questione potrebbe esser risolta direttamente in Marocco garantendo ai marinai sicurezza, tranquillità e legalità senza che rimangano qui in ostaggio”.

Dello stesso avviso il comandante della Capitaneria: “In questo momento abbiamo bisogno che tutti diano una mano sia dal punto di vista politico che amministrativo e pratico-umanitario”.

Appello anche dell’arcivescovo Miglio: “Chiedo che si possa arrivare presto a una soluzione che renda giustizia a queste persone e che permetta all’equipaggio di tornare dalle famiglie. Da parte nostra possiamo assicurare il massimo impegno, c’è però bisogno di un supplemento di carità”.

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