Manuel, uno dei tre imputati si pente: “Chiedo scusa per quello che ho fatto”

“Mi pento per quanto ho fatto e per il dolore che ho causato alla famiglia di Manuel e a tutti gli altri”. Christian Fodde ha voluto parlare questa mattina nell’aula del Tribunale di Oristano dove è sotto processo, con rito abbreviato, per l’omicidio di Manuel Careddu. Una dichiarazione spontanea, un mea culpa completo e addolorato rivolto direttamente ai genitori del 18enne che secondo la Procura avrebbe brutalmente ucciso sulle rive del lago Omodeo perché pretendeva dalla fidanzatina di Christian – all’epoca minorenne e già condannata a 16 per il delitto insieme al complice coetaneo – il pagamento di poche centinaia di euro per una piccola partita di droghe leggere. Al termine della sua arringa, il difensore di Fodde, Aurelio Schintu, ha chiesto per il suo assistito una perizia psichiatrica e il riconoscimento delle attenuanti generiche.

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Ha fatto le sue richieste anche il difensore di Matteo Satta, avvocato Antonello Spada: ha sollecitato la derubricazione del reato da concorso in omicidio volontario a favoreggiamento, chiedendo comunque la massima estensione delle attenuanti. Mercoledì 10 luglio toccherà ad Angelo Merlini, difensore dell’ultimo imputato, Riccardo Carta. L’accusa ha già chiesto l’ergastolo per Fodde e Carta, 30 anni invece per Satta. Nel frattempo, emergono dei particolari sulle richieste degli avvocati delle parti civili (nessuno può assistere al processo perchè si svolge davanti alla gup con rito abbreviato). Gianfranco Piscitelli per il padre della vittima ha confermato un risarcimento di 600mila euro precisando però che sarà destinato a una associazione che si occupa di bambini difficili, mentre l’avvocato Luciano Rubattu, che patrocina la madre e la sorellina di Manuel, ha chiesto un indennizzo da quantificare in seguito, ma subito una provvisionale di 300mila euro.

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