Svolta nel processo su “A Manca pro s’indipendentzia”. Il Gup Giuseppe Pintori ha oggi rinviato a giudizio 18 persone tra militanti, ex aderenti all’organizzazione e ‘indipendenti’ accusati dal Pubblico ministero Paolo De Angelis di associazione sovversiva. Secondo il Pm, si sarebbero resi responsabili di una serie di attentati rivendicati dai Nuclei proletari per il comunismo (Npc) e dall’Organizzazione indipendentista rivoluzionaria (Oir). Deciso inoltre lo spostamento del processo al Tribunale di Sassari, dove il 6 giugno del 2014 verrà celebrata la prima udienza della fase dibattimentale. Ma il processo si aprirà all’insegna di nuove perizie: a partire dal 21 dicembre, gli esperti avranno 90 giorni di tempo per accedere ai cd delle registrazioni e trascrivere il contenuto delle intercettazioni. Oltre al giudice, anche le parti hanno disposto nuove operazioni peritali sulle intercettazioni ambientali e telefoniche che costituiscono l’elemento cardine del processo.
Gianfranco Sollai, avvocato di Bruno Bellomonte e di altri imputati, commenta così la decisione del Gup: “Il giudice ha omesso quanto riportato nella sua stessa ordinanza, dove nero su bianco si diceva che la decisione di prosciogliere o di rinviare a giudizio gli accusati sarebbe stata presa sulla base della trascrizione delle intercettazioni effettuate dai periti. Ma così non è stato”.
Sulla decisione di rinvio a giudizio interviene anche l’avvocato Adriano Sollai, difensore di Francesco Marmotta, che secondo l’accusa avrebbe militato tra le fila dei Carc, i comitati d’appoggio alla Resistenza comunista. “Ma a Bologna, dove nel 2012 si è concluso il processo contro i Carc, tutti gli imputati sono stati prosciolti. Il teorema accusatorio verrebbe meno anche perché nelle prime operazioni peritali si sono verificate divergenze tra i contenuti delle registrazioni e le trascrizioni effettuate dalla Digos. Siamo certi che il dibattimento sarà il contesto appropriato per dimostrate, grazie anche all’esito delle nuove operazioni peritali, l’infondatezza di un teorema accusatorio che punta a sanzionare politicamente l’indipendentismo.”
Proprio le intercettazioni telefoniche e ambientali costituiscono l’elemento su cui si basa l’accusa, ma le trascrizioni sarebbero state redatte affiancando con puntini di sospensione e omissis anche singole parole estrapolate da discorsi diversi. Per l’accusa, in ogni caso, ci sarebbe compatibilità tra il linguaggio e i temi contenuti nelle rivendicazioni e quelli presenti nei comunicati pubblici dell’organizzazione indipendentista. L’uso della lingua sarda, la denuncia dell’occupazione militare e del colonialismo economico e culturale furono, infatti, considerati indizi importanti per la costruzione delle accuse, supportate dal sequestro, durante le perquisizioni, di materiale ritenuto “interessante” dagli inquirenti, tra cui alcuni libri di poesie.
Oltre Marmotta e Bellomonte (quest’ultimo già a processo per le Nuove Br e assolto in primo e secondo grado dal Tribunale di Roma) compaiono nella lista dei rinviati a giudizio Marco Aldo Alessandrini; Stefania Bonu; Salvatore Sechi; Salvatore Nurra; Massimiliano Nappi; Emanuela Sanna; Roberto Loi; quindi i nuoresi Marco Delussu; Pierfranco e Giorgio Devias; Marcello Gonario Delussu e Franca Dessena; l’orgolese Mauro Mereu; Alessandro Sconamila di Macomer; il cagliaritano Marco Peltz; Angelo Marras di Bonnanaro.
Piero Loi
