“Maltrattò figlie che non rispettavano Corano”, Pm chiede 2 anni di reclusione

Il pubblico ministero ha chiesto la condanna a due anni e quattro mesi di carcere per il tunisino di 56 anni che avrebbe costretto tre figlie ventenni a stare chiuse in casa, rispettando i precetti e le regole della propria religione, nonostante ormai da anni vivessero a Pula (Cagliari) e si sentissero simili alle loro coetanee sarde. La richiesta di pena oggi nell’aula del giudice del Tribunale, Francesco Alterio, dove si sta svolgendo da mesi il processo al genitore, accusato dalle figlie ma difeso strenuamente dalla moglie e dall’avvocato Carlo Amat. Per il tunisino l’accusa di maltrattamenti e lesioni era scattata dopo aver impedito a due delle figlie di partecipare alla festa di Capodanno con i rispettivi fidanzati, ma le indagini avevano poi fatto risalire i maltrattamenti anche al periodo precedente, dal 2009 al 2011. Oggi il pubblico ministero, chiuso il dibattimento, nella sua requisitoria ha ritenuto solide le prove raccolte nel corso del processo ed ha chiesto la condanna del tunisino. Di diverso avviso il difensore che al termine della propria arringa ha chiesto l’assoluzione, insistendo che le ragazze, oggi ventenni e alcune trasferite nel nord Italia, avrebbero enfatizzato quelli che erano normali rimproveri di un genitore nei confronti delle figlie. Il 22 dicembre, salvo repliche, il giudice Alterio si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza.

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