Maltrattamenti sugli animali, condannati i titolari del circo Martin

Quattro mesi di reclusione – due in meno rispetto alla richiesta del pm – pagamento delle spese processuali, risarcimento del danno in favore della Lav, la Lega anti vivisezione, e provvisionale di 5mila euro.

È la condanna per maltrattamenti sugli animali che il Tribunale di Tempio Pausania ha inflitto oggi ai titolari del Circo Martin, Eusanio Martino e Adam Caroli. L’inchiesta era partita nell’autunno 2014, quando il tendone fece tappa ad Arzachena e fu al centro di un caso nazionale, con il più grande sequestro di animali da circo mai disposto ed eseguito in Italia. I carabinieri, su disposizione della Procura, misero sotto chiave tutti gli animali del Martin: un ippopotamo, diversi cammelli e dromedari, una leonessa, zebre, cavalli, bovini e pappagalli. Secondo le accuse, questi esemplari venivano sottoposti a sevizie, comportamenti e fatiche insopportabili, erano malnutriti e custoditi in condizioni incompatibili con il benessere animale. Al processo si è costituta parte civile la Lav, assistita dall’avvocata, Cinzia Tirozzi.

Proprio alla Lega furono affidati gli animali sequestrati, e ora l’associazione si dice soddisfatta della sentenza. “Finalmente, a molti anni dai fatti, possiamo in parte gioire per come si è conclusa questa bruttissima vicenda – commenta il presidente, Gianluca Felicetti – Purtroppo le violenze messe in atto dal Circo Martin rimarranno una ferita indelebile per tutti gli animali coinvolti e sono solo uno dei molti casi in cui gli animali vengono sfruttati in contesti anacronistici, atti al solo ‘divertimento’ di pochi, pochissimi cittadini, e che prevedono la violazione strutturale delle necessità etologiche degli animali”.

“Questa condanna è giusta, anche se difficilmente proporzionata ai fatti, che furono terribili – sottolinea il dirigente della Lav – Un ulteriore monito a Parlamento e Governo per approvare prima possibile la legge per prevenire questi comportamenti vietando l’uso degli animali negli spettacoli, come già fatto da tanti altri Paesi”.

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