Olbia. Maddalena ha 81 anni, è disabile, vive in via Belluno, nella zona Bandinu di Olbia. È stata lei, con le sorelle più giovani di 69 e 72 anni, tra le prime persone soccorse dalla Protezione civile e portate nel centro di accoglienza allestito nella palestra della scuola di Isticadeddu, vista l’allerta meteo da codice rosso in vigore per tutta la giornata di ieri. Un allarme motivato, visti i precedenti e soprattutto per i vari canali esondati, in particolar modo con il rio Siligheddu che ha rotto gli argini invadendo le strade cittadine. Per fortuna, al momento, non si registrano né vittime, né feriti. “Avevamo paura, noi abitiamo al piano terra, era impossibile salire ai piani superiori, quindi abbiamo chiesto aiuto”, raccontano le donne, ancora spaventate, mentre vengono sistemate insieme agli altri sfollati. Nella palestra sono stati allestiti letti e aree di svago: un luogo caldo e confortevole per chi non se la sente di trascorrere la notte a casa.
In una giornata di emergenza e continua allerta, a Olbia i soccorritori hanno dovuto gestire anche situazioni critiche dovute a persone che, nonostante l’evidente pericolo, si rifiutavano di lasciare le proprie abitazioni. È successo questa mattina in località San Giovanni e si è ripetuto nella tarda serata a San Pantaleo. Gli operatori del 118 sono intervenuti al confine tra il Comune di Olbia e quello di Arzachena, dove un anziano si rifiutava di lasciare la casa, che da lì a poco sarebbe stata invasa dall’acqua del vicino canale. Per convincerlo a lasciare la casa, sono dovute intervenire le forze di Polizia che alla fine lo hanno convinto con toni perentori. Anche a San Pantaleo – frazione di Olbia – questa sera un 70enne, con l’abitazione a rischio perché vicina ad un canale, non ne voleva sapere di evacuare e ha lasciato la sua casa solo dopo l’intervento delle forze dell’ordine.
I numeri a Olbia: un centinaio di strade chiuse al traffico, oltre 100 scantinati allagati, 25 persone sistemate in albergo dal Comune. Con le forze dell’ordine e la Brigata Sassari ospitati nella palestra delle scuole di via Nanni e Isticadeddu. La pioggia ha messo in ginocchio la viabilità, costringendo a chiudere strade come la provinciale 125, che da Olbia porta ad Arzachena, ma anche la Sp 127 da Olbia a Tempio Pausania e quella che conduce a San Pantaleo. In molti casi i disagi sono stati creati dal crollo dei muri di recinzione delle abitazioni che hanno invaso le strade, come in località Plebi. Disagi anche nelle frazioni di Pittulongu e Murta Maria, ma anche nei Comuni di Arzachena, Golfo Aranci, Loiri Porto San Paolo.
Nuoro. Con il nuovo bollettino di criticità moderata diramato dalla Protezione Civile, domani anche a Nuoro riapriranno le scuole. Lo ha deciso il sindaco Andrea Soddu, che ne ha dato notizia attraverso il sito web del Comune. Domani alle 7, sempre per disposizione del sindaco, sarà riaperta anche la galleria di Mughina, simbolo della tragica alluvione del 18 novembre 2013 quando venne completamente sommersa dall’acqua, chiusa al traffico dal primo pomeriggio di ieri.
Cagliari. Disagi anche a Cagliari a causa del maltempo. Il vento ha provocato la caduta di cornicioni e piegato i rami di alcuni alberi (in mattinata uno di questi è caduto anche su un’auto in transito in via Roma). La Polizia municipale, in serata, ha disposto la chiusura momentanea di via Dante all’altezza dei civici 85 e 87 per consentire l’intervento dei vigili del fuoco. Il traffico è deviato da piazza San Benedetto a via Tiziano.
Il punto di Legambiente. Con l’autunno e la pioggia arrivano puntuali gli stati di emergenza per rischio idrogeologico, che vanno a sommarsi a quelli già dichiarati e non ancora chiusi. Lo afferma Legambiente ricordando che “da maggio 2013, secondo i dati di Italia Sicura, sono infatti 40 gli stati di emergenza aperti, di cui 14 ancora in corso. E i danni legati alle emergenze idrogeologiche degli ultimi 16 mesi ammontano a 7,9 miliardi di euro”. Numeri che “stanno aumentando rapidamente viste le numerose emergenze che si stanno succedendo e le allerte previste per i prossimi giorni – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile del settore scientifico di Legambiente – Nei mesi scorsi il governo è riuscito a rendere disponibili 600 milioni di euro, su un primo piano operativo di 1,3 miliardi di euro, per avviare i cantieri in alcune delle aree metropolitane a maggior rischio. Sono un’importante e positiva novità, ma rischiano di essere insufficienti rispetto all’ingente mole di danni e alla diffusa presenza di territori a rischio in Italia”. Sono 6 milioni gli italiani che vivono o lavorano in aree ad alto rischio idrogeologico. Una condizione che interessa il 10% della superficie del territorio nazionale e l’82% dei comuni italiani. “Bisogna invertire le voci di spesa – prosegue Zampetti – destinando maggiori fondi alla prevenzione per diminuire i costi delle emergenze. Questo si può fare solo mettendo al primo posto la qualità nella progettazione e con un nuovo approccio. Gli interventi strutturali di difesa passiva devono lasciare il posto a misure di rinaturalizzazione o riqualificazione, delocalizzazione delle strutture presenti in aree di pertinenza fluviale o a rischio frana, favorire l’esondazione naturale dei fiumi, incrementare la permeabilità dei suoli, laddove è stata compromessa, mantenere quanto più possibili le condizioni di naturalità degli ecosistemi o azioni di rimboschimento di versanti per la gestione delle frane. In questo modo gli interventi garantiscono anche una migliore risposta agli eventi climatici estremi, mettendo in campo quella politica di adattamento che nel nostro Paese stenta ancora a partire”.