‘Mafia dei rifiuti’, trasferito il processo: prima udienza il 16 giugno a Oristano

La seconda sezione penale del Tribunale di Cagliari ha disposto il trasferimento a Oristano del processo nato dall’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Cagliari sull’organizzazione che, tra il 2010 e il 2015, avrebbe incendiato una decina di autocompattatori in vari paesi del centro Sardegna. Il dibattimento inizierà dunque nel tribunale di Oristano il 16 giugno: sono 12 le persone imputate, cinque delle quali accusate di “associazione a delinquere di matrice mafiosa”. Secondo il pm, Alessandro Pili, l’obiettivo dell’organizzazione era quello di far fuori le ditte concorrenti nelle gare d’appalto per lo smaltimento dei rifiuti così da aggiudicarsi i bandi in mezza Sardegna. La Direzione distrettuale antimafia ipotizza a vario titolo anche i reati di minacce, danneggiamenti, incendi e turbativa d’asta. A capo del sodalizio “di tipo mafioso”, secondo il pm, c’era Giovanni Maria Firinu, 60 anni di Santu Lussurgiu, dipendente della Nuova Ecoservice, specializzata nello smaltimento di rifiuti, finito in carcere nell’aprile 2017 su ordine del Gip e poi scarcerato. Con lui anche la moglie, Francesca Piras, amministratrice della stessa ditta, e Franca Pani (direttrice). Poi Massimo Settefonti, 48 anni di Santu Lussurgiu, e Basilio Angioi, 50 anni.

Secondo il sostituto procuratore Pili, tutto sarebbe iniziato a Tonara nel 2010 con l’incendio di alcuni autocompattatori della ditta di smaltimento rifiuti Redento Poddie. Da quel momento in poi, per cinque anni, secondo gli inquirenti c’è stata un’escalation di attentanti in molti paesi del centro Sardegna come Torpè, Paulitatino, Buddusò e Santu Lussurgiu. Oggi il collegio presieduto da Giovanni Massidda si è dichiarato non competente territorialmente, disponendo che il processo venga celebrato a Oristano.

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