Maestra demansionata perché ha la sclerosi: “Per la scuola sono una brutta handicappata”

“Carissimi, voglio ringraziare tutti quelli che mi hanno dimostrato e continuano a dimostrarmi tanta solidarietà, mettendosi in gioco, ognuno con le proprie possibilità e capacità. In realtà non pensavo che da un post, seppur accorato su Facebook, sarebbe arrivata tanta risonanza e tanta indignazione condivisa”. Comincia così la lunga riflessione postata sulla propria pagina social da Emanuela Cappai, la maestra di Nuraminis demansionata perché affetta da sclerosi multipla. La donna, 54 anni, malata da 27, è dichiarata non idonea a insegnare e per questo sarà destinata all’ufficio di segreteria o alla biblioteca scolastica.

Al momento è in attesa di assegnazione del nuovo incarico in quella che viene chiamata “malattia d’ufficio”. Una storia che ha fatto prima il giro dell’Isola e ora sta diventando anche un caso nazionale. “Mi sono trovata, mio malgrado – è scritto nel post – a combattere una battaglia su più fronti, che, evidentemente, non è solo mia: quella della dignità del lavoro, quella dell’inclusione, quella contro l’ignoranza verso la mia patologia, quella della scuola e delle sue carenze di personale, quella che vuole dirigere la scuola come un’azienda, quando la scuola dovrebbe essere un luogo di crescita, di accoglienza, di superamento di tutte le diversità”.

Ancora da Facebook: “I miei bambini, come amo chiamare tutti i bambini con cui ho avuto ed ho a che fare, capiscono bene cosa è l’inclusione, senza fare le false giornate ad essa dedicate. Se i soldi, che la Scuola mette per fare, inventare, creare ‘progetti a tempo’ per ‘includere’ li mettesse per dare personale, personale e personale, magari la parola ‘inclusione’ non resterebbe un termine vuoto: vuoto per i lavoratori e vuoto per gli alunni”.


Prosegue la Cappai nel suo post: “In queste settimane, che sono in ‘malattia d’ufficio’, sto facendo esperienza del fatto che le battaglie per i diritti non sono mai concluse, che quando credi di avere acquisito un diritto, lo devi pure saper difendere. Io voglio continuare ad insegnare ai miei bambini che tutti sono importanti, che ognuno di loro, con la propria identità e diversità è “grande” così com’è!”.

Spiega la maestra di Nuraminis: “Io dentro la scuola non mi ci vedo a fare la bibliotecaria (a parte che per farla, non so se ve lo hanno detto, ci vuole un corso di studi specifico). Oppure farmi fare la bibliotecaria è un termine gentile della Scuola per dirmi ‘brutta handicappata, togliti fuori dalle palle!‘. Non ce ne frega nulla delle categorie protette di cui fai parte e tantomeno della tua 104. Noi abbiamo bisogno di docenti manovali, anche se precari, anche senza esperienza, ma che coprano buchi orari, pronti a scattare e che non pensino”.

La Cappai conclude così: “E va bene, vorrà dire che, anche con la mia patologia, (che non è che va in vacanza) anziché utilizzare le mie energie fisiche e psichiche per il lavoro che amo e che credevo di poter svolgere con le tutele che la legge mi garantiva, dovrò fare la mia ennesima lotta. Oh! Ma voi non immaginate quanto è bello il mondo, visto dalla parte di Maestra Manu“.

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