Luigi Manconi: “Basta con la bufala dell’invasione di migranti”

Secondo il rapporto “Flussi migratori e accoglienza in Sardegna”, firmato da Valentina Brinis e Betti Guetta e realizzato con il contributo della Fondazione Banco di Sardegna, la Sardegna potrebbe fare ancora tanto in tema di accoglienza e integrazione: progetti coordinati, regolarizzazione dei contratti di lavoro, snellimento delle pratiche amministrative per i richiedenti asilo potrebbero migliorare la situazione degli stranieri nella nostra terra.

Ne è profondamente convinto anche Luigi Manconi, senatore sassarese del Pd e presidente della Commissione Diritti Umani del Senato: venerdì sera a Cagliari ha partecipato a un incontro sul tema dell’immigrazione insieme a Valentina Brinis, al direttore della Caritas italiana Francesco Soddu e al presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru.

Senatore, come possiamo davvero migliorare l’integrazione con gli stranieri che vivono nell’isola?

Nonostante la crisi che sta attraversando tutto il paese possiamo valorizzare le risorse che già abbiamo e migliorare quello che è già stato fatto. Penso soprattutto a progetti nell’agricoltura, dato che abbiamo tantissime terre ancora coltivabili: questo settore può rappresentare una importante opportunità di occupazione e di futuro non solo per gli immigrati ma per l’intera popolazione sarda e per le nuove generazioni. Ci sono poi tanti altri settori lavorativi, come quello dei servizi, della ristorazione o quello alberghiero, dove si può pensare di impiegare gli immigrati: ci sono mansioni che i sardi sono restii a svolgere per le ragioni più diverse, impieghi che sono oggi attraenti solo per una forza lavoro non qualificata tra cui quella in parte rappresentata dagli stranieri. Bisogna utilizzare anche questa opportunita augurandoci che in futuro sia i lavoratori stranieri che quelli sardi possano formarsi meglio, e aspirare ad attività più qualificate.

Stiamo parlando di settori in cui già gli stranieri lavorano, ma in nero…

Già, il problema del lavoro in nero riguarda tanti occupati in agricoltura. Le aziende agricole sono spesso a conduzione familiare e hanno difficoltà a regolarizzare i lavoratori. E’ necessario perciò rendere più agili e flessibili questi contratti, consentire che la regolarizzazione non comporti costi eccessivi, creare quindi opportunità per i tanti agricoltori che lavorano sottopagati e in nero, che si tratti di stranieri o di sardi.

“Accogliamoli tutti:  Una ragionevole proposta per salvare l’Italia, gli italiani e gli immigrati” è il libro che lei ha firmato con Valentina Brinis due anni fa: sostenete che l’arrivo di stranieri è un’opportunità di salvezza per una società invecchiata e immobile come la nostra, per il suo sistema economico e produttivo, per il welfare in crisi. Vale anche per la realtà sarda?

Assolutamente sì: tornando al discorso iniziale, ad esempio, abbiamo una quantità di terra che potrebbe essere coltivata attraverso strutture  di natura cooperativistica, mutualistica, attraverso forme di lavoro che coinvolgano sardi e stranieri, attività collettive che in passato hanno dato grandi risultati. Quel libro oggi si potrebbe aggiornare tenendo conto di un dato che putroppo sardi e italiani continuano a ignorare: contrariamente a quello che pensiamo, gli stranieri in Italia dimunuiscono. Cresce il numero di quelli che vanno via dopo un lungo periodo di permanenza, cresce il numero di quelli che passano da qui ma non vogliono rimanerci. Prevedo, e credo di non sbagliarmi, che tra 10 anni si dirà che abbiamo bisogno dell’arrivo di nuovi stranieri perché sono indispensabili per la nostra economia. Pensi al paradosso, tutti adesso gridano all’invasione, in realtà l’invasione è solo apparente, sta accadendo il contrario.

Pensiamo di essere invasi, ma i numeri dicono che non è così. Come mai?

Il motivo è semplice: quello che deforma la nostra percezione sono le immagini degli sbarchi a Lampedusa e in Sicilia. Quell’immagine sembra rappresentare l’immigrazione, è invece una rappresentazione totalmente falsa sia perché quei migranti sono assai pochi (su sessanta milioni di Italiani ci sono 67mila migranti) e sia perché la maggioranza di coloro che sbarcano sulle coste siciliane non hanno la minima intenzione di fermarsi in italia, visto che il paese è inospitale e che passano qui prevedendo altre mete finali. E noi però rimaniamo attoniti, impauriti dall’immagine di quelle persone lacere, seminude, coi bambini attaccati al collo delle madri sbarcate da quelle imbarcazioni precarie e spesso mortali. Dovremo fare uno sforzo: io non mi appello mai alla solidarietà, alla generosità, all’amicizia, mi appello piuttosto alla conoscenza. Proviamo a sapere e conoscere, proviamo ad ascoltare la voce di quei migranti, senza ombra di dubbio voci di persone che cercano una prospettiva di vita e di salvezza.

Il sistema Sprar: funziona?

Non c’è emergenza immigrazione in Sardegna: si può lavorare con misure intelligenti e razionali per migliorare una situazione già tranquilla, e in questo senso il sistema Sprar, con progetti mirati, rivolti a piccoli gruppi di persone che vogliono integrarsi, lavorare e inserirsi serenamente nel tessuto sociale, direi che è la soluzione migliore. La Sardegna presenta un panorama che io definirei di grande tranquillità: non ci sono allarmi consistenti della popolazione nei confronti degli stranieri e non ci sono mai stati, in 25 anni di immigrazione, episodi significativi di razzismo. Certo qualche atto di intolleranza, ma nulla di preoccupant nel complesso. La Sardegna sta dunque rivelando un livello di maturità, intelligenza e capacità di accoglienza che per me è straordinario rispetto a tante regioni italiane.

Francesca Mulas

 

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