Quindici tentativi e tutti andati a vuoto. Tanti ne ha contati Andrea Falqui, fisico e scienziato cagliaritano, che in due giorni ha perso ore al telefono per cercare di cambiare la data di un biglietto aereo acquistato con Ita in regime di continuità territoriale.
“Le ultime chiamate ho provato a farle dopo le 10 di sera, le prime stamattina alle 6.45 – ha scritto su Facebook il professore -. Il messaggio registrato è sempre lo stesso: c’è una grande mole di chiamate in entrata“, dice una voce registrata. Falqui si è domandato: “Alle dieci e mezza di sera? Prima delle sette del mattino?“. Non solo: lo stesso risponditore automatico avvisa che “per evitare inutili attese” la telefonata viene messa giù. Se si vuole riprovare a mettersi in contatto con il call center dell’ex compagnia di bandiera, bisogna rifare il numero.
Esattamente come da ieri stava facendo lo scienziato di Cagliari che sempre su Facebook ha aggiunto: “Poiché il biglietto da cambiare è, appunto, in continuità territoriale, ho scoperto che c’è un secondo percorso da digitare, indicato dalla voce registrata, per parlare con un operatore. Nulla da fare pure qui: però non viene chiusa la telefonata, inizia invece un’attesa che si protrae oltre la mezz’ora, ovviamente senza alcuna comunicazione finale con un operatore”.
Ancora dalle domande di Falqui: “Quanto persone lavoreranno nel call center di Ita? Tre? Quattro? Se non fosse che per la continuità territoriale, la compagnia opera in un intollerabile monopolio (pagato dai contribuenti), li abbandonerei per sempre. Ma per volare da Linate a Cagliari e viceversa, la Regione ci ha consegnato mani e piedi a questi furfanti, e va avanti così da più di vent’anni”.