L’Isola punta al turismo Lgbt: un mercato che vale 8 miliardi

La Sardegna come destinazione turistica Lgbt per un indotto che vale 200 miliardi di dollari a livello globale e 8,3 miliardi in Europa. Un mercato da sfruttare e da accogliere nell’Isola ma anche un progetto di inclusione sociale. È la missione di Sardinia Friendly, ideata dall’associazione Baa Bà, dal presidente Michele Pipia e dalla vicepresidente Barbara de Luca, da anni attivi nel campo dell’organizzazione di eventi e progetti di colore arcobaleno. Sardinia Friendly è stata presentato a Cagliari il 14 febbraio e dispone già di una rete importante di operatori del settore turistico e non solo. Si lavorerà sul tessuto imprenditoriale e sociale dell’Isola, con l’obiettivo di fare formazione e veicolare messaggi inclusivi, organizzare eventi mirati e portare turisti Lgbt in Sardegna. Una clientela che, secondo gli ultimi studi, ha una disponibilità di spesa di gran lunga superiore al viaggiatore eterosessuale: ben il quadruplo. “Vogliamo unire la parte sociale a quella economica – è la chiamata di Michele Pipia -, mettendo in rete amministrazioni locali, alberghi, resort, musei. Anche la parte di ricerca è fondamentale: vantiamo già collaborazioni con diverse università per raccogliere dati sul flusso turistico Lgbt, abbiamo stretto inoltre una partnership con Grimaldi Lines e siamo in contatto con tour operator mondiali”.

Idee chiare e forti, con eventi già nel calendario, come il “Sardinia Flamingo Open”, un torneo di tennis all’interno di un circuito internazionale che si svolgerà a Quartu dal 3 al 5 giugno, a cui si sono iscritti più di ottanta partecipanti provenienti da diciannove Paesi. “Prevediamo un indotto su Quartu di 80mila euro- spiega Pipia -. Ma sono in fase di organizzazione altre iniziative simili. Contiamo di coinvolgere anche la Regione. Il ritorno economico è garantito”. La concorrenza non spaventa, anche se località come Mykonos, Nizza, Gallipoli stanno già investendo in questo settore. “È importante creare una cultura dell’accoglienza – conclude Pipia – perché il 62 per cento della clientela Lgbt+ si informa e vuole sapere se il posto in cui andrà a trascorrere le vacanze è inclusivo oppure no”.

Laura Fois

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