L’invasione a Capo Frasca: “Basta servitù”

Capo Frasca il giorno dopo la protesta a cui hanno preso parte migliaia di persone per dire no alle servitù militari. La recinzione del Poligono mostra ancora evidenti i segni dell’assalto che ha permesso a una piccola frangia di manifestanti, alcune centinaia, di fare irruzione all’interno della base presidiata da poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa e di restarci per oltre due ore a cantare, ballare e gridare slogan antimilitaristi e contro la Nato.

Per il resto, quella di ieri sera è stata una manifestazione pacifica, con un momento di tensione alla fine ma senza scontri. Le forze dell’ordine, schierate con scudo, casco e manganello, si sono limitate a tenere sotto controllo la situazione, così come avevano fatto quando dall’esterno era partita contro di loro, senza peraltro raggiungere il bersaglio, qualche pietra e fumogeni. Gli occupanti sono tutti usciti spontaneamente alla spicciolata dopo le 22.

Sul palco allestito all’imbocco della stradina che conduce ai cancelli del poligono si sono susseguiti gli interventi dei rappresentanti delle tante associazioni, comitati e movimenti indipendentisti, culturali, antimilitaristi e non solo, che hanno aderito alla iniziativa lanciata da cinque associazioni: A Manca pro S’Indipendentzia, Sardigna Natzione, Comitato Sardo Gettiamo Le Basi, Comitato Su Giassu, Comitato civico Su Sentidu, che da anni combattono contro le servitù.

Unanime, seppure con sfumature anche significative, il “no” alle strutture militari. Tutti d’accordo che sono un peso e un vincolo che la Sardegna non può e non vuole più sopportare. Per gli organizzatori, e per gran parte dei partecipanti, l’unico obiettivo, non trattabile, è quello della chiusura e dello smantellamento totali, non solo capo Frasca, ma anche Teulada e Quirra, e poi della riconversione dei territori occupati (circa trentamila ettari, pari al 65% di tutte le servitù militari italiane) previa bonifica a spese dello Stato.

Altri movimenti e associazioni, meno radicali, e in particolare per i partiti tradizionali, di governo e opposizione, si accontenterebbero di una riduzione e di una rinegoziazione delle condizioni, ma i loro rappresentanti presenti alla manifestazione sono stati accolti con bordate di fischi. La prova della verità sulla riduzione dei poligoni, fra qualche giorno, quando le esercitazioni ricominceranno in tutte le basi dopo la pausa estiva.

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