L’INTERVISTA 2/ L’insegnante precario in Emilia: “Scelta difficile, ma non tornerei indietro”

Circa 1800 insegnanti sardi avranno una cattedra di ruolo nel piano di assunzioni messo a punto dal Governo per gli insegnanti della scuola. Tra le fasi 0, A, B e C del piano sono state assegnati rispettivamente 132, 171 e 1451 posti a tempo indeterminato ai precari isolani. Quasi tutti hanno ottenuto il posto nella prima provincia scelta, circa 67 invece dovranno invece fare i conti con un lavoro lontano da casa. Tra questi c’è Corrado Licheri, cagliaritano di 44 anni che tre anni fa ha vinto il concorso per l’insegnamento: è entrato nel piano di assunzioni con la fase B (le domande presentate in agosto), a settembre ha preso un aereo per l’Emilia Romagna e ora insegna in una scuola media. Lontano da casa, lontano dalla sua famiglia.

Dove si trova la sua cattedra? 

Mi hanno assegnato in provincia di Reggio Emilia, è la prima destinazione che ho indicato dopo, ovviamente, le quattro province della Sardegna; la conferma della destinazione esatta l’ho avuta solo il 12 settembre alle 3 del pomeriggio, due giorni prima della presa di servizio; ho saputo la sera prima d’essere il primo in graduatoria per la mia classe di concorso in provincia di Reggio e ho avuto l’elenco delle scuole solo qualche ora prima della convocazione. Il 12 ho potuto confermare la mia scelta che ovviamente è ricaduta sull’unica sede libera in città, le altre 7 sedi erano in piccoli centri della provincia; la scuola è la media “Galilei”, insegno tecnologia.

Un esito inaspettato, o quando ha presentato la candidature si aspettava questo risultato?

Sinceramente no, terminato il concorso ho smesso di pensare all’insegnamento; all’epoca, sembra un secolo fa, si diceva che gli idonei (non vincitori diretti dei pochi posti messi a bando) non sarebbero mai entrati in nessuna graduatoria se non quella finale di concorso per ciascuna classe, graduatoria da cui non si sarebbe attinto in quanto per gli idonei non era riconosciuta l’abilitazione (al contrario degli altri concorsi precedenti); si parlava di un nuovo concorso che avrebbe di fatto cancellato il nostro, dunque non ci pensavo. Quando è entrata la “buona scuola” ho fatto domanda come tanti altri ma non mi aspettavo di essere chiamato; mi aspettavo chiamassero al 50% dal concorso e al 50 % dalle graduatorie, come si sosteneva e come credo sarebbe stato giusto… sta di fatto che hanno invece “svuotato” quasi completamente la lista del concorso 2012 assegnando i posti quasi a tutti, fino a quasi le ultime posizioni. Io gravitavo intorno al quarantesimo posto e dunque sono entrato di diritto nella giostra.

Cosa ha provato leggendo la destinazione?

Ho aperto la mail a mezza notte e un minuto, quella lontana notte di inizio settembre, c’era già tutto, la proposta di assunzione e l’indicazione della provincia… non me l’aspettavo, non ci credevo; ho avuto un momento di dolore vedendo che la Sardegna, come si prevedeva, era fuori dai giochi; sono rimasto sorpreso nel leggere l’assegnazione a Reggio, temevo di finire in altre province che non avevo indicato tra le mie prime scelte,. Ho accettato subito, la notte stessa, quasi senza pensarci, dopo un fulmineo consulto familiare; io e la mia compagna abbiamo “cliccato” insieme sul tasto invio, il gioco era fatto, da quel momento la mia vita sarebbe cambiata; un misto di entusiasmo e preoccupazione mi ha guidato in quelle ore, non ho chiuso occhio, pian piano si schiariva tutto di fronte, anche i problemi che sarebbero sorti da un trasferimento così immediato.

Un posto a tempo indeterminato lontano da casa: un bel cambiamento.

Ho un figlio di 3 anni, ha compiuto gli anni durante la mia prima settimana di servizio.. questo credo basti! Famiglie spaccate in due da un trasferimento immediato. Parlo al plurale ora perché la cosa riguarda tanti e non solo dieci docenti di fase B come afferma qualcuno; in molti siamo dovuti partire nel giro di pochi giorni senza sapere ancora dove saremmo finiti se non la provincia (e le province sono grandi); solo l’ultimo giorno, un giorno o due prima della presa di servizio, ci è stato detto dove avremmo dovuto vivere e lavorare; questo ha comportato spese, congedi per poter tornare a casa a prendere le cose necessarie e cambiare le valige; settimane di albergo, ricerca di una casa, spese su spese. Personalmente il primo mese mi è costato tra viaggi, bagagli, acquisti necessari, casa, contratti e tutto il resto la bellezza di 3000 euro e credo che questa cifra sia simile per tanti di noi.
Molti sono riusciti a tornare con la supplenza al 30 giugno a casa, ma dovranno, secondo il decreto, trasferirsi comunque il prossimo anno. L’ambientamento a scuola è stato complesso, non difficilissimo, ma sicuramente appesantito dalla solitudine, dall’assenza delle persone amate e da una nuova realtà professionale da affrontare. Ho dovuto lasciare in sospeso altre cose, altri lavori, altri percorsi che riguardano la mia vita e il mio lavoro a teatro e come me tanti altri…insomma un cambiamento radicale che ha anche stimoli positivi ma indurito dalla distanza e soprattutto dalla nostalgia degli affetti più cari.

Torniamo indietro nel tempo: cambierebbe le sue scelte di studio e professionali?

Non cambierei nulla, nessuna scelta, nessun sacrificio e nessuna rinuncia decisa da me o necessaria per la mia famiglia. Ho lavorato per 20 anni in un altro ambito e ancora continuerò a farlo; la scuola è una scelta che la mia formazione accademica mi ha permesso di fare per poter avere una alternativa professionale in tempi duri come questi; ho passato il concorso e ho accettato per avere maggiore stabilità. Non potrei tornare indietro neppure volendo. Non sono scelte facili comunque; in questi giorni ci stiamo confrontando tanto tra colleghi lontani da casa; si auspica e si spera che si possa tornare presto in Sardegna; si auspica che le fanfare celebrative di alcuni politici non ci rendano numeri sacrificabili in nome della “buona scuola”… non siamo tantissimi lontani da casa, ma neppure siamo pochi; i numeri di questa operazione non sono chiari e quel che si farà è ancora più nebuloso; auspichiamo e combatteremo perché si trovi una soluzione senza “danni accettabili”.

Francesca Mulas

LEGGI ANCHEL’INTERVISTA 1/ L’insegnante precaria assunta a Cagliari: “Finalmente il lavoro che amo”

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