I vescovi sardi hanno scritto alla giunta di Francesco Pigliaru dettando in qualche modo un’agenda di governo: “Prima di tutto le politiche per il lavoro”, è stata la prima sollecitazione. La missiva è stata spedita anche a Papa Francesco che, nella sua visita del 22 settembre a Cagliari, non aveva mancato di sottolineare quanto la disoccupazione fosse un’emergenza.
La lettera intitolata “Un cammino di speranza per la Sardegna” è stata illustrata ieri dal presidente della Ces (Conferenza episcopale sarda), monsignor Arrigo Miglio, e da monsignor Giovanni Paolo Zedda, delegato della Ces per la Pastorale sociale e il lavoro. “Sono necessari -si legge – interventi adeguati a riorganizzare una politica del lavoro, a garantire con maggiore equità l’accesso al credito, a ripensare una politica della casa, a semplificare con determinazione la burocrazia, a tagliare con coraggio risorse improduttive ed enti inutili, a razionalizzare l’esistente per promuovere il bene comune e non l’interesse degli apparati”.
I vescovi sardi hanno anche messo in evidenza che “il mancato riconoscimento dell’insularità non ha permesso di recuperare fino a oggi le diseconomie che condizionano i processi produttivi, come il costo dei trasporti e dell’energia». Servono una nuova cultura economica e attenzione alla famiglia, all’educazione e ai giovani”. Ancora un passaggio: “La politica deve fare scelte sulla base dell’equità e rispettando la dignità delle persone, non si possono prendere decisioni contro il bene comune”. Quindi la conclusione: “L’emigrazione deve essere libera, non forzata. È giusto guardare fuori dalla Sardegna, ma non deve essere un obbligo”.