di Marcello Zasso
“Il virus c’è e ci sarà ancora per molto tempo, ma è cambiato e sarebbe ora di cambiare anche l’organizzazione della sanità”. Sergio Babudieri è il responsabile di Malattie infettive all’Aou di Sassari e in questi due anni ha vissuto in prima linea tutte le evoluzioni della pandemia che proprio nella città turritana ha creato i primi grossi problemi nell’Isola. “Avevamo i reparti pieni, con centinaia di persone con complicazioni polmonari dovute al virus, ma ora è tutto cambiato”. I reparti Covid del Sassarese sono sempre al massimo della capienza: secondo i dati aggiornati al primo aprile c’era un solo posto letto libero su 115 a disposizione. Ma, spiega l’esperto, non sono tutti lì per il Covid: si trovano in quei reparti solo perché positivi, “ma da tempo non vediamo una malattia infettiva acuta”. La variante Delta ha creato molti problemi alla sanità sarda, ma con la Omicron e la vaccinazione di massa sono cambiate le carte in tavola. L’esperto boccia l’attuale organizzazione dei reparti Covid, con le bardature del personale e l’isolamento dei pazienti che vengono ricoverati per altri problemi di salute ma quando risultano positivi, perdono il contatto umano e si lasciano andare.
“L’impressione è che, più che reparti Covid, i nostri siano ormai reparti di geriatria e lungodegenza con tampone positivo – spiega Babudieri -. Per esempio, l’altra notte sono arrivati al Pronto soccorso due pazienti di 92 e 97 anni e siccome sono risultati positivi al tampone sono andati nell’apposito reparto e lì sono morti. Queste persone finiscono nella colonna dei morti Covid”. La differenza tra i “morti per” e “morti con” è stata una questione dibattuta nei momenti caldi della pandemia. “Prima avevamo i reparti pieni di pazienti con infezioni polmonari da Covid, ma era tutto diverso – assicura -: il virus è cambiato ma siamo cambiati anche noi”. Babudieri è presidente del corso di laurea in Medicina e Chirurgia dell’Università di Sassari e rivela un esempio che usa coi suoi studenti per spiegare come sia cambiata la situazione.
“Quando gli spagnoli sono arrivati in centro e sud America, hanno portato distruzione col morbillo: un virus con infettività eccezionale che se entra in una popolazione suscettibile fa stragi – spiega l’esperto -. Due anni fa, quando il virus arrivava dalla Cina, eravamo in quelle condizioni. Adesso, con l’alta percentuale di vaccinazione e la diffusione della variante Omicron, oltre il 90% della popolazione ha una memoria immunologica verso il coronavirus e non ha altre comorbilità e, pertanto, non c’è più una fase maligna della malattia ma solo faringiti e laringiti”.
Partendo da questo presupposto, secondo il direttore di Malattie infettive, sarebbe ora di rivedere l’organizzazione del sistema sanitario. “In questo momento non c’è più bisogno dei reparti Covid. Il problema del tampone positivo ce lo troveremo ancora, ma ormai è dimostrato che in questa fase il virus non si prende per contatto, ma solo per via respiratoria – precisa – andrebbero abolite le tute, quella bardatura non serve più: per visitare un paziente basta indossare guanti, mascherina, occhiali e schermo”.
Sul perdurare delle misure straordinarie prese durante la pandemia Babudieri sottolinea gli effetti collaterali. “Se avete un anziano a casa e ha problemi, non andate al pronto soccorso o, almeno, fategli un tampone prima e sappiate che se è positivo lo state mandando a morire. A casa aveva i suoi affetti, la sua minestrina e magari il suo bicchiere di vino a pranzo – dice il responsabile di Malattie infettive -. Ma se al Pronto soccorso risulta positivo finisce in un container. Da lì viene proiettato in un mondo di bipedi nascosti da tute e protezioni che non lasciano vedere neanche il colore degli occhi di chi lo assiste”.
Questa nuova dimensione, vista chi la vive dall’interno, può avere un effetto irreversibile. “C’è la scomparsa di qualunque contatto umano, un colpo di grazia a quell’età. Se a casa l’anziano riusciva ad andare in bagno, qui magari gli scappano i bisogni e si ritrova col catetere – conclude Sergio Babudieri -: in queste condizioni la situazione precipita e i parenti che l’hanno portato al Pronto soccorso non lo vedranno mai più”.