Lelio Bonaccorso, illustratore sulla Aquarius: “Racconto il dramma delle vite in fuga”

“Cosa provo verso chi vuole chiudere i porti ai migranti? Nulla, né odio né rabbia. Vorrei però che queste persone guardassero con i loro occhi come ho fatto io l’immensa tragedia umana delle vite in fuga”. Lelio Bonaccorso, messinese di 36 anni, ha vissuto da pochissimo un’esperienza che lo ha toccato nel profondo: nel novembre scorso è stato sulla nave Aquarius, la stessa che appena due settimane fa si è vista chiudere i porti italiani nonostante a bordo avesse 630 persone stremate soccorse in mare.

Quell’esperienza oggi è un libro a fumetti: si intitola “Salvezza”, è stato pubblicato da Feltrinelli e in poco più di un mese è già alla prima ristampa. L’autore lo presenterà oggi alla Collina di Serdiana in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato organizzata dallo sprar Accoglienza Metropolitana in collaborazione con il circolo dei lettori Miele Amaro.

Il libro, che Bonaccorso ha firmato insieme al giornalista Marco Rizzo, è un racconto per immagini del viaggio di tre settimane nel tratto di mare tra Libia e Sicilia: durante il viaggio la nave, guidata dalla Ong Sos Mediterranée, ha soccorso un migliaio di persone salpate dalle coste libiche a bordo di piccoli gommoni e lasciate in balia delle onde dai trafficanti di uomini. Adulti, maschi e femmine, ma anche tanti bambini, ragazzi, persino neonati.

“Da sempre la Sos Mediterranée ospita giornalisti a bordo proprio per lavorare in assoluta trasparenza. Era la prima volta, però, che accoglievano un disegnatore come me – ci ha raccontato Lelio Bonaccorso appena arrivato a Cagliari. – Il mio obiettivo era quello di raccontare i soccorsi nel Mediterraneo attraverso l’illustrazione, e così è nata l’idea di un libro con Marco Rizzo, che ha subito avuto il sostegno dell’editore Feltrinelli. Sapevo che avrei visto coi miei occhi situazioni tristi e drammatiche, ma non avrei mai immaginato che da questa esperienza sarei uscito così provato. Certo, le storie dei migranti in fuga le conosciamo dai media, ma trovarcisi davanti è davvero toccante. Ho visto una ragazza morta poco prima dei soccorsi, ho assistito un bambino in preda alle convulsioni, ho accudito un neonato venuto al mondo solo tre giorni prima. E poi i racconti: tutti gli africani che si mettono in mare per raggiungere l’Europa passano dai campi di detenzione libici: violenze, abusi, stupri, ricatti, sevizie sono esperienze comuni. Ho visto ferite da coltello, ustioni e bruciature fatte con acidi, i lividi sulle donne incinte. Tre settimane che non dimenticherà mai”.

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Il successo del libro “Salvezza”, arrivato in libreria lo scorso 3 maggio, sta certamente nel fatto di narrare il complesso dramma dei migranti con il linguaggio dell’illustrazione, semplice e diretto. Un’informazione corredata da dati e notizie fornite dalla Ong Sos Mediterranée e dai numeri dell’Unhcr, l’alto commissariato per i rifugiati dell’Onu. E dalle testimonianze: la maggior parte dei migranti a bordo ha accettato di parlare con Bonaccorso e Rizzo e raccontare il proprio vissuto. “Ci tengono a far sapere cosa hanno attraversato, il lungo viaggio, la detenzione in Libia, i ricatti e le violenze. Credono che noi non conosciamo quello che stanno vivendo: altrimenti, dicono, il mondo farebbe certamente qualcosa”.

“Sono convinto che all’odio non si debba rispondere con altro odio ma piuttosto con la corretta informazione – conclude Lelio Bonaccorso. – Purtroppo questo governo, lo stesso che vuole chiudere i porti alle navi che soccorrono i migranti, ha costruito il suo successo elettorale sulle bugie e sulla paura. Stiamo vivendo tempi molto bui e stiamo assistendo al ritorno delle persecuzioni razziali. Non dobbiamo permetterlo: all’ignoranza si risponde con la conoscenza”.

Francesca Mulas

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