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Legge elettorale, il pastrocchio della doppia preferenza di genere

Restano avvitati su se stessi, gli onorevoli della Sardegna. Sulla legge elettorale da correggere (per aprirla alle donne) spunta solo un rinvio.

Restano avvitati su se stessi, gli onorevoli della Sardegna. Sulla legge elettorale da correggere (per aprirla alle donne) spunta solo un rinvio. La seduta delle 10 non si è nemmeno aperta, si torna in Aula alle 16,30. A riprova che è davvero difficile mettere una pezzetta alla bocciatura della doppia preferenza. Così come è successo venerdì, quando l’emendamento di Mario Diana, l’ex pidiellino di “Sardegna è già domani”, ha spazzato via, col voto segreto, la possibilità di indicare nella scheda elettorale due nomi (un uomo e una donna).

DUBBI NORMATIVI. Tuttavia, fino alle 9,30 di questa mattina sembrava che ad andare per la maggiore fosse la linea di Giuseppe Cuccu. Ovvero, il consigliere democratico che ha nuovamente proposto la doppia preferenza. Ma a sparigliare le carte è stata Mariangela Zedda, segretario generale del Consiglio. La dirigente ha dichiarato non ammissibile l’emendamento di Cuccu, in base al Regolamento che vieta di ripresentare in Aula un testo già bocciato (a meno che non siano passati sei mesi). Tuttavia, l’onorevole Pd non è d’accordo: «In questo caso la norma a cui fa riferimento il segretario Zedda, non è applicabile, perché la doppia preferenza non è mai stata votata dall’Aula. L’emendamento di Diana ha avuto l’effetto di farla decadere prima che si arrivasse alla conta».

L’IPOTESI. Una cosa è sicura: il parere della Zedda difficilmente verrà ignorato da Claudia Lombardo, il presidente del Consiglio che, con moltissima probabilità, si adeguerà e respingerà l’emendamento di Cuccu. Vuol dire che sul tema della rappresentanza femminile restano in piedi altre due proposte, molto contestate. Una l’ha presentata Renato Soru che, venerdì, in Aula, si era detto contrario alla doppia preferenza. Ma dopo la rivolta delle donne, riunite nel “Comitato per la parità”, ha corretto il tiro, prevedendo addirittura una “riserva rosa”. Cioè venti seggi da assegnare in blocco al gentil sesso. Una soglia più bassa, di sei scranni, la vorrebbe invece Chicco Porcu, anche lui democratico e deciso a ritagliarsi uno spazio nella battaglia di genere.

CAOS PD. Come vada a finire con certezza, lo si saprà solo dopo le 16,30. Ma è evidente che il “no” all’emendamento di Cuccu complica non poco gli assetti del Consiglio. Infatti: senza lo stop della Zedda, Cuccu aveva dalla sua una buona fetta del Pd. A cominciare dagli altri tre firmatari, ovvero Cesare Moriconi, Franco Sabatini e Lorenzo Cozzolino. Ma poi si sarebbero potuti aggiungere altri nomi pesanti, tra cui quello del capogruppo Giampaolo Diana. Invece: Soru è praticamente isolato. Solo Marco Espa, un fedelissimo dell’ex presidente, potrebbe appoggiarlo, ma non già Pietro Cocco, anche lui nella cerchia dell’ex governatore, ma non in tema di doppia preferenza. Non solo: la proposta Soru non piace alle donne del Comitato che, in questi anni, hanno combattuto la battaglia insieme a Francesca Barracciu. Cioè l’eurodeputata che domenica ha fatto a pezzi la “riserva” al femminile immaginata dall’ex presidente. «Roba da Medioevo», ha tuonato lei. Di certo, neppure Porcu ha raccolto consensi intorno al proprio emendamento. Peraltro: se potrebbe essere incostituzionale la proposta Soru (limiterebbe la libertà di scelta), lo stesso vale per quella di Porcu che abbassa la soglia “rosa” a dieci scranni, ma segue ugualmente il principio dell’imposizione.

LA MAGGIORANZA. Tra i pidiellini è impossibile trovare un solo consigliere che risponda al telefono o lo abbia telefono acceso. Non fosse altro che la decisione non è facile nemmeno per il centrodestra. Se da quella parte votassero la proposta Soru, lo farebbe unicamente per far litigare il Pd in vista delle Regionali 2014. Ma anche in previsione delle primarie, dove l’ex governatore e la Barracciu sono i due più probabili candidati. Ma soprattutto: se Pdl e alleati accendessero luce verde a una quota fissa di donne, sconfesserebbero se stessi, visto che una buona parte del centrodestra ha sostenuto l’emendamento di Mario Diana sul voto segreto.

L’OPZIONE. Stamattina in Transatlantico si è mosso con passo felpato Adriano Salis, l’ex Idv passato nel gruppo Misto. Salis, un sostenitore della rappresentanza femminile, ha suggerito di «siglare un accordo tra tutti i partiti per votare così com’è questa legge elettorale e farne una nuova, con un solo articolo, sulla doppia preferenza. Questo nel giro di poche settimane», ha ribadito. Intanto Gavino Manca, il renziano del Consiglio (più di Porcu), si limita a chiarire: «La discussione interna è in corso, speriamo di trovare una soluzione che metta d’accordo tutti. Io mi auguro che in Aula nessuno faccia come certi parlamentari sardi. In questi giorni, sulla rappresentanza femminile negata, hanno fatto la morale a noi consiglieri regionali, quando loro sono i primi a non volere cambiare il Porcellum. Ovvero, una legge dove non è prevista nemmeno la preferenza unica, ma bisogna solo mettere la croce sulle candidature scelte dai partiti, nel segreto di una stanza».

Alessandra Carta

 

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