“La mia Eleonora è molto simile alla vostra, una donna vera spinta da azioni di equità verso il popolo. Una donna giusta, capace di regnare in un’isola difficile e dominata dagli uomini. Questo accadeva in tempi antichi, sarebbe ora di dare spazio alle quote rosa e farsi governare dalle donne. Che, da notare, hanno molto più cervello di noi uomini”.
Parla Andrea Camilleri, si sente a suo agio con il docente di Filologia Giuseppe Marci al suo fianco. A Cagliari per ricevere le laurea honoris causa in Lingue e letteratura, lo scrittore siciliano parla di tutto, dei suoi libri, dei suoi sceneggiati, della sua vita. Anche di politica, la sfiora almeno. A vedere l’aula magna del corpo aggiunto del magistero stracolma di studenti, genitori e curiosi, Camilleri si sente a casa.
L’incontro pubblico è stato aperto, giovedì verso le diciassette, dalla premiazione degli studenti partecipanti al seminario a lui dedicato. A ricevere gli applausi del pubblico è stata la studentessa Simona Palmas, autrice di una recensione dell’ultimo romanzo dello scrittore siciliano, “La rivoluzione della luna”, poi letta assieme ad altri lavori durante la serata. A dare intensità vocale alla prosa rivoluzionaria di Camilleri ci ha pensato l’attrice Rita Atzeri, ottima nel rendere musicale il miscuglio di siciliano, italiano e spagnolo proposto nel romanzo.
“Io scrivo per me stesso e non per i miei lettori. Lo dico con molta sincerità perché spesso gli scrittori si basano sul gusto del pubblico. Invece io voglio essere soddisfatto per primo di ciò che scrivo e leggo. Voglio che una storia mi intrighi, mi sappia attrarre dall’inizio alla fine. E mi sono innamorato di questa Eleonora, non vedevo l’ora di possederla in tutta la sua interezza. Ho lavorato molto su questo personaggio, non mi sono fatto alcun riferimento alla realtà. Ho preso questa donna secentesca e l’ho modellata come volevo che fosse. Volevo finire in fretta di scrivere, volevo vedere che donna avevo creato”.
Si concede a qualche scatto e parla del suo ultimo romanzo. Niente autografi però, a 88 anni non regge più. Lo richiede la sua manager, lo richiede il coordinatore della serata Giuseppe Marci. Lui sorride, allarga le braccia e beve acqua. Il pubblico lo ascolta attentamente, applaude. Qualche donna è incantata dalla sua voce bassa e roca, lo considera un maestro. Montalbano, prima che fenomeno televisivo, è anche un fenomeno letterario che molti leggono. Bastano novecento mila copie vendute di ciascun romanzo che ha come protagonista il burbero commissario per capire quanto il personaggio sia entrato a far parte dell’immaginario italiano.
Rispetto all’incontro mattutino con la stampa, nel pomeriggio Camilleri risponde vagamente alle curiosità dei lettori. Ritiene che un personaggio come quello raccontato nell’ultimo lavoro esista, ma non dice chi possa essere. Col pubblico non intende sbilanciarsi, vuole solo far sapere quanto ama le donne, l’intelligenza delle donne e la loro capacità di operare per il meglio. Ma a microfoni spenti fa anche qualche nome: Emma Bonino, Anna Maria Cancellieri. Vede in loro lo stesso spirito, ma manca lo stesso potere assoluto posseduto da Eleonora. Hanno polso, col potere in mano farebbero grandi cose.
Ricorda l’ammirazione del padre per Emilio Lussu e la Sardegna tutta, la sua partecipazione alla prima guerra mondiale al fianco della Brigata Sassari. Quindi Sergio Atzeni, quel suo fratello letterario di cui sente viva la mancanza. Ricalca le affinità di identità storica, le somiglianze nel trattare la propria terra con occhio critico e mano dolce. Poi tutto si conclude, i libri volano via tra le mani di lettori desiderosi di recuperare le sue opere.
Quindi il riconoscimento. La Facoltà di Studi umanistici dell’Università di Cagliari conferisce la laurea magistrale honoris causa in Lingue e letterature moderne, europee e americane. La cerimonia tenutasi nell’aula magna del Rettorato di Cagliari ha visto la Lectio magistralis di Andrea Camilleri “Riflessioni su un capitolo di Svevo”, sul quarto capitolo dell’opera “La coscienza di Zeno”, quello che discetta sul rapporto tra il protagonista e il padre. Una scelta che ha messo lo scrittore di fronte al suo passato e alla figura maestosa del padre, che ricorda come fosse qualcosa di odierno. Esattamente come accade nei suoi romanzi.
Simone Spada