La truffa dell’otorino secondo i Nas: ‘Pazienti mandati in ditta di famiglia’

Ammonta a oltre 400mila euro la truffa ai danni della sanità pubblica e di numerosi anziani scoperta dai carabinieri del Nas di Cagliari e che oggi ha portato all’arresto di una intera famiglia. Un otorino originario del Nuorese (e non di Cagliari come scritto inizialmente) è domiciliari insieme alla moglie e al figlio. L’uomo, di 70 anni, faceva le visite mediche per poi indirizzare i pazienti nell’azienda per la produzione di apparecchi acustici gestita dai familiari.

La base operativa della presunta truffa non era solo una. Stando alla ricostruzione dell’Arma, l’otorinolaringoiatra aveva una convenzione con l’Ats e lavorava presso diversi poliambulatori sia nel Cagliaritano e che nell’Oristanese. Coem detto, agli arresti domiciliari ci sono anche la moglie 62enne dell’uomo e il figlio di 33. Tutti sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa al Servizio sanitario nazionale, abuso d’ufficio e falso ideologico. Sequestrati beni immobili, tra cui la stessa azienda, e conti correnti per valora complessivo di 400 mila euro.

Le indagini dei carabinieri del Nas sono partite nel 2018 e hanno consentito di ricostruire una serie di truffe commesse tra gennaio 2017 e novembre 2019. Lo specialista, secondo le accuse, avrebbe attestato falsamente e prescritto ai propri pazienti, negli ambulatori di Cagliari e Oristano, l’acquisto di protesi acustiche, indirizzandoli appunto verso l’azienda in mano alla moglie e al figlio. Per i carabinieri del Nas, l’otorino, approfittando della sua posizione, esercitava una vera e propria pressiobni psicologica perché i pazienti di rivolgessero solo all’impresa di famiglia, nonostante non fosse inserita tra quelle convenzionate con l’Ats.

Una volta acquistato l’apparecchio acustico, l’otorino otteneva il rimborso dal Servizio sanitario nazionale
presentando false attestazioni relative ai collaudi obbligatori sulle protesi. I Nas hanno accertato che all’interno dell’azienda gestita dalla moglie e dal figlio non lavoravano nemmeno i tecnici specializzati che dovevano occuparsi dei controlli sugli apparecchi: gli anziani, quindi, correvano il serio rischio di non poter nemmeno utilizzare la protesi acquistata.

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