La storia. Martina, l”eroina’ tedesca che a Olbia ha salvato una donna dalla furia dell’acqua

(dall’inviato ANSA Andrea Frigo). Nell’inferno di fango che ha sommerso interi rioni di Olbia, seminando panico e morte, una ragazza tedesca da ieri è “l’eroina” del quartiere di Sant’Antonio. Si chiama Martina Feick, fa la parrucchiera e da sette anni vive in Sardegna. La sua casa è proprio la prima della strada, affianco al Rio Saligheddu, in uno dei quartieri più colpiti dall’alluvione, vicino al nuovo ospedale civile.

Di fronte vive una donna anziana, con la figlia, e il loro cane. Ieri sera Martina non ha esitato a sfidare la furia dell’acqua per attraversare la strada a nuoto e salvare la dirimpettaia, che rischiava di morire annegata nella sua casa. Poi l’ha ospitata nella sua abitazione, dove tutti insieme hanno trascorso la notte. Nella stessa via, poco più avanti, è stata salvata anche un’altra anziana, una malata costretta a letto da qualche anno, portata all’una di notte al piano di sopra da un giovane che abita di fronte.

Martina ci mostra l’ingresso della casa ancora piena di fango e l’auto in panne. Tutti si avvicinano per ringraziarla e farle i complimenti per il suo coraggio. “E’ successo tutto intorno alle 18 – racconta la giovane tedesca all’ANSA – mi sono vestita e sono uscita di corsa per aiutare i miei vicini. L’acqua era alta, arrivava fino al cancello, sono riuscita ad attraversare la strada, saltare il cancello ed entrare in casa della signora Biddau. In quel momento era da sola, con il suo cane – continua Martina – l’ho presa in braccio e l’ho portata dentro casa mia.

Poi ho preso anche il cane. Più tardi è arrivata la figlia e sono restati tutti a dormire da me”. Passato lo spavento, oggi si contano i danni. E riaffiora la disperazione. “Anche noi abbiamo subito gravi danni – racconta Martina – come tutto il quartiere. L’auto è distrutta, il piano terra allagato da un mare di fango, è stata una tragedia che ha sorpreso tutti, non siamo stati avvertiti. Siamo senza luce, senza acqua e senza telefono, isolati, ma nessuno è venuto ad avvisarci prima che il fiume straripasse”.

Andrea Frigo (ANSA)

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