LA STORIA. Camilla, la ragazza con il turbante: invasione di foulard sul web

Quella del 2015 doveva essere un’estate come tante per Camilla, giovane e bella sassarese di 26 anni: relax, mare e sole dopo un anno di lavoro nei piani per le vacanze. Il 9 giugno però la vita di Camilla cambia improvvisamente. Quel cambiamento ha un nome che fa paura: si chiama tumore al seno e porta con sé tanta ansia e sofferenza. Le visite, la tac, i medici dell’ospedale e il veleno dolorosissimo della chemioterapia sono le prime manifestazioni del male. Due mesi dopo la drammatica diagnosi la ragazza sceglie per sé una nuova terapia: si chiama “La ragazza col turbante”, è un blog sulla piattaforma WordPress dove racconta la sua esperienza.
“Oggi sto facendo il quinto ‘brindisi al veleno’ di sei – scrive Camilla nel suo primo post, il 25 settembre scorso – perché il 9 giugno mi hanno diagnosticato un tumore al seno di tipo duttale infiltrante metastatico. Un cancro! oddio un cancro! A 26 anni non ti aspetti di vedere il tuo nome e cognome in un foglio con una diagnosi di cancro, in realtà non pensiamo mai che il Signor Cancro possa stringerci la mano e diventare un tuo inquilino ma in realtà fa parte della vita, ci mette di fronte a sfide e battaglie ma, come si dice, le battaglie sono fatte per essere vinte e io ho deciso almeno di provarci. La vita è troppo bella per lasciarla andar via senza combattere! Ho deciso di aprire un blog in questo momento perché riesco a guardare indietro e vedere che un po’ di strada l’ho percorsa e posso raccontarvi razionalmente ció che sino ad ora ho provato”.

Da quel giorno la giovane scrive sul web la sua battaglia: il ‘limbo’ di settimane fatte di visite mediche, analisi e tanta ansia, l’attesa delle risposte e la chemioterapia, quel “brindisi al veleno” che fa tanto male. E i capelli: la lunga chioma bionda non c’è più da quando ha iniziato le cure.

Da qui l’idea del turbante: “Niente parrucca – scrive Camilla – voglio il foulard, avró un turbante… molti turbanti, devo abbinarli al mio abbigliamento ovviamente”. E il video-tutorial per mostrare agli altri, gli amici in primis ma anche i lettori del blog, come si sistema il fazzoletto in testa.

GUARDA IL VIDEO

“Ho voluto spiegare come realizzare il turbante che mi ha fatto e mi fa compagnia e volevo condividerlo con chi, come me, vuole indossarlo per i più svariati motivi”. L’immagine della ragazza col turbante diventa virale: amici, familiari, conoscenti condividono con Camilla l’immagine della testa fasciata dal foulard. La pagina facebook della “Ragazza con il turbante” conquista in poche settimane quasi 9500 ‘like’, arriva nel giro di qualche giorno una pioggia di foto: 250 fino a oggi.  turbante2

“Abbiamo invaso le bacheche di facebook ma avete invaso il mio cuore – si legge nel post di ieri – vedere tutte quelle persone che hanno indossato un turbante per me e per chi lo sta indossando per il mio stesso motivo, non ha prezzo. 250 foto di bellezza, donne, uomini, bambini, cani, gatti e cavalli. Un’ondata di amore, d’energia e di solidarietà, gesti che ti danno una carica pazzesca per andare avanti sempre con il sorriso, gesti che ti fanno capire che non siamo soli durante questa battaglia. Avete indossato un turbante, avete capito per un attimo cosa si prova e sopratutto avete ‘sdrammatizzato’, con quest’invasione, un gesto che a volte e per molti non è sempre facile da compiere”.

TURBANTE
Camilla ricorda soprattutto gli sguardi indiscreti nell’osservare le persone che stanno affrontando una chemio: “Magari con tutti questi ‘turbantizzati’ nel web ci saranno meno sguardi indiscreti nella vita di tutti i giorni perché è proprio questa una delle difficoltà da superare durante questo percorso: indossare un turbante vuol dire coprire qualcosa, qualcosa che non c’è più ed è, ahimè, un simbolo della malattia nella visione comune”.

 

REPARTO TURBANTE

 

 

Il turbante è per la giovane anche il simbolo della ribellione alla malattia: “La prima volta che lo indossai per andare a una festa capii che non avevo alcuna intenzione di permettere alla malattia di ostacolarmi e di limitarmi nella mia quotidianità. Quel giorno decisi che avrei continuato a fare esattamente ciò che facevo prima e forse anche di più, ma lo avrei fatto con un turbante sulla testa”.

Francesca Mulas

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