Le donne tra famiglia e relazioni sociali: qual è la situazione nella Sardegna del terzo millennio? Lo abbiamo chiesto a Ester Cois, sociologa dei processi culturali e comuncativi dell’Università di Cagliari.
“La storia molto partecipata del femminismo in Sardegna, ripercorsa qualche anno fa nel bel volume ‘Memorie del Movimento delle donne degli anni ’70’ edito dalla Cuec, può forse stimolare una riflessione di confronto con l’attuale stato delle cose, quanto ai traguardi di parità raggiunti tra uomini e donne isolani sia nella sfera privata che in quella pubblica. Provando anche a liberarsi del peso di un Mito onnipresente, quello dell’eredità di un presunto Matriarcato originario, che inficia spesso ogni dibattito sulla posizione simbolica delle donne nel contesto sociale sardo, si possono intravvedere almeno due indicazioni significative.
La prima riguarda un dato molto privato, addirittura intimo, connesso alla gestione del proprio corpo e all’autonomia decisionale in tema di riproduzione: la Sardegna è la regione italiana con la percentuale più alta di donne che fanno ricorso alla contraccezione ormonale, ben il 30% rispetto a una media nazionale di appena il 16,2%, tra le più basse in Europa. Questi numeri potrebbero essere letti come un indicatore di consapevolezza, soprattutto da parte delle ragazze sarde più giovani, che in qualche misura confermano la maggiore capacità negoziale nelle scelte di coppia che anche le loro nonne e bisnonne possedevano, contribuendo con il proprio lavoro alla creazione della nuova casa prima di sposarsi e posticipando così le nozze molto più a lungo delle loro coetanee del Meridione d’Italia.
Il secondo spunto di riflessione deriva da uno studio pubblicato dalla Banca d’Italia nel 2013, che assegna alla Sardegna una delle posizioni più alte in Italia (la nona) quanto a parità di genere: applicando alle regioni il “gender equality index”, un indice utilizzato in tutto il mondo da anni per valutare i progressi di ciascun Paese nella riduzione delle disuguaglianze tra uomini e donne, l’isola ottiene un valore migliore della media nazionale (0,38 rispetto a 0,36), precedendo anche regioni notoriamente ben più ricche, come la Lombardia. L’unico ambito dove la performance delle donne sarde risulta peggiore della media è lo sbilanciamento dei redditi da lavoro rispetto ai colleghi uomini, mentre per quanto riguarda il peso decisionale e la rappresentanza di vertice nell’ambito politico locale, la Sardegna si distingue per una ormai consolidata tradizione di elevata presenza delle donne, che già negli anni ’90 rappresentava un’anomalia positiva, quanto a numero di donne sindaco, specialmente nell’area barbaricina e in Ogliastra”.
Fr.Mu.
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