La Protezione civile: “Ignorato il nostro allarme”

Un fax raccomandava massima allerta 24 ore prima della catastrofe

Il fax di allerta della Protezione civile è arrivato a Olbia alle 16,54 di domenica 17 novembre. Ventiquattro ore prima che il ciclone Cleopatra si abbattesse sull’Isola causando 16 morti, di cui nove solo nella città gallurese. Era un avviso di “allerta per rischio idrogeologico” che raccomandava una linea di condotta da seguire: attivare il personale reperibile, attivare le procedure e le misure a tutela dell’incolumità pubblica, comunicare alla popolazione i rischi che si sarebbero potuti correre. Lo rivela Il Messaggero in un articolo che titola: “Sardegna, il fax di allerta inchioda i sindaci: «È burrasca, avvertite i cittadini“.

Nei giorni dei lutto e del dolore, è inevitabile porsi alcune domande, ad esempio: l’allerta è stata tempestiva? I Comuni coinvolti hanno informato in tempo i cittadini dei rischi che correvano? È stato fatto tutto il necessario per evitare la tragedia? Secondo quanto riportato dal quotidiano romano, il Comune di Olbia non ha attivato nessun piano di Protezione civile, che pure era stato approvato con una delibera datata 4 dicembre 2012. Ma in quel Piano, come riferisce l’articolo riportando le parole dell’assessore alla sicurezza Ivana Russu, “si davano indicazioni generali, che poi bisognava tradurre concretamente”. Spiega l’assessore: “Ho riunito il comitato operativo comunale alle nove e mezza, poi ho visto che la situazione si aggravato e allora ho avvisato il prefetto. Da quel momento è passato tutto nelle loro competenze. E comunque alle undici di sera c’era già qui la Protezione civile nazionale, hanno preso tutto in mano loro”. La popolazione non è stata avvertita. “E che dovevamo fare? Dovevamo forse chiudere le scuole dal mattino, con il rischio di un provvedimento ingiustificato? La verità è che nessuno se l’aspettava un disastro del genere, il ciclone ha toccato zone della città assolutamente nuove rispetto al passato”.

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