“Chi inquina deve pagare, l’Eni e gli altri grandi inquinatori presenti in Sardegna non facciano eccezione”. Il giorno dopo il sequestro della discarica di Minciaredda di proprietà della Syndial – portata alla ribalta delle cronache proprio dal partito di Gavino Sale con il blitz del 2003 – Irs attacca, sollecitando “un cambio di passo della classe dirigente sarda”. “Dopo dodici anni di promesse e grandi proclami da parte dell’Eni, è arrivato il momento di costringere la multinazionale a bonificare quel martoriato territorio”. “Finora, risanamento, bonifiche e riconversione economica sono state solo parole al vento. Ma solo così sarà possibile restituire dignità e orgoglio a tutte le vedove che hanno visto i loro mariti morire di tumore, alle madri che hanno visto i loro figli ammalarsi, agli ex lavoratori che sono senza lavoro e che sono stati usati come scudo per avallare progetti farsa come la Chimica Verde”, spiega Irs. E aggiunge: “Basterebbero 1,5 miliardi di euro per ridare speranza ad un intero territorio. Ma è necessario costituire un Comitato Civico di Controllo, che segua e controlli attentamente tutta la fase delle opere di bonifica, e che al suo interno abbia una reale rappresentanza dei cittadini e che sia capace di attuare una completa trasparenza, al fine di evitare che il controllore sia il controllato come è avvenuto fino ad ora”.
Quando si parla del principio “chi inquina paga”, per Irs c’è anche un precedente a cui rifarsi: “Bisogna fare come negli Stati Uniti, dove la British Petroleum è stata costretta dall’azione legale intrapresa dal governo federale a pagare 18,7 miliardi di dollari per il disastro ambientale causato dalla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, che sversò migliaia di litri di greggio nel Golfo del Messico in seguito all’esplosione dell’aprile 201o”.