“A Simona Deidda e Stefania Mocci i seguaci del Popolo della Famiglia hanno augurato persino la fucilazione immediata, questa non è libertà d’opinione ma solo una campagna d’odio inaccettabile e immorale”. Il Movimento omosessuale sardo (Mos) si schiera con le due donne, le prime ad essersi unite civilmente in Sardegna e ora decise a tutelarsi in sede legale, e annuncia, con la presidente Barbara Tetti, di volersi costituire parte civile nel processo contro chi le ha “insultate, minacciate e derise”. Simona e Stefania sono state ospiti nei giorni scorsi della trasmissione di Raitre “Stato Civile – L’Amore è uguale per tutti”. Subito dopo, sulla pagina Facebook del programma, sono arrivati attacchi di ogni genere. “Non siamo più disponibili a subire in silenzio le bugie e le minacce di questi esaltati, ci tuteleremo pubblicamente e legalmente – spiega Barbara Tetti – Le due donne si sono trovate sotto il fuoco incrociato di centinaia di integralisti cattolici che hanno risposto all’appello alla mobilitazione contro il programma di Raitre del loro leader Mario Adinolfi”. “I cattolici del Popolo della Famiglia non risparmiano nessuno, nemmeno la piccola Desirè, la figlia naturale di Stefania, che a soli dodici anni si deve misurare con l’odio e la violenza del loro fanatismo”, sottolinea ancora la responsabile del Mos. Eppure, continua Barbara Tetti, “chiunque le abbia viste in TV o le conosca personalmente, non ha dubbi: la loro è una vera famiglia, con tanto amore, rispetto, riconoscimento reciproco. Tutto quello che manca alle molte famiglie degli ‘odiatori professionisti‘ del Family Day, a cominciare dal suo capo: divorziato, risposato a Las Vegas e padre di due bambine da madri diverse”. “Tutto ciò – ribadisce l’attivista – non è più tollerabile, per questo ci tuteleremo pubblicamente e legalmente”.
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