Si saprà solo il 20 gennaio, data della prossima udienza, se la presidenza del Consiglio, il ministero dell’Ambiente, il Comune di Porto Torres, il Wwf e l’associazione locale che si batte per la tutela del Golfo dell’Asinara, saranno ammesse come parti civili nel processo a carico dei dirigenti di E.On, la multinazionale tedesca che all’epoca era proprietaria della centrale termoelettrica di Fiumesanto, a Sassari, poi passata al gruppo ceco Eph. Oggi davanti al Gup del tribunale di Sassari, Rita Serra, si è svolta la prima udienza dopo la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal Pm per i cinque imputati.
Nell’aprile 2015 vennero arrestati direttore e vicedirettore della centrale, Marco Bertolino e Livio Russo, accusati di inquinamento ambientale doloso nel suolo, nel sottosuolo e nelle acque del golfo dell’ Asinara. L’amministratore delegato di E.On produzione di Fiumesanto, Salvatore Signoriello, e il direttore risorse umane e sviluppo territoriale di E.On Italia, Paolo Venerucci, vennero interdetti per due mesi dalle rispettive cariche. Così come Alessandro Muscas, rappresentante legale della Lithos, l’azienda che aveva eseguito le analisi sui terreni inquinati. Per la Procura di Sassari, “di comune accordo e con un unico fine” non avevano segnalato continui sversamenti di olio combustibile di cui erano a conoscenza da almeno due anni. Si verificò anche un incidente: un serbatoio da cinquantamila litri si era staccato da fondo, provocando perdite continue che sarebbero state nascoste per non arrecare danni all’azienda.