Ingegnere scomparso a Baunei. I familiari: “Forse è finito in un buco”

“Abbiamo pensato anche che se ne sia voluto andare per sempre, però non aveva motivo. Aveva iniziato a lavorare solo da 18 giorni con un contratto a termine di un anno e mezzo, lo stipendio era ottimo e si era innamorato di quei luoghi, ci mandava le foto”. Non si danno pace i familiari di Alessandro Zaniboni, l’ingegnere 55enne di Grado, scomparso il 23 luglio scorso nel Supramonte di Baunei, in provincia di Nuoro. Raccontano la loro sofferenza e lanciano un appello dalle pagine del Messaggero chiedendo in qualche modo che le ricerche, sospese il 6 agosto scorso, riprendano. L’ingegnere si trovava a Lotzorai. La sua auto è stata rinvenuta a una decina di chilometri dalla sua abitazione, ma di lui nessuna traccia.

A casa, secondo quanto raccontato al Messaggero dai familiari, aveva lasciato accesa la lavatrice e chiuso il cane. “Se non fosse stato per lui, chiuso dentro casa, magari non lo avrebbero nemmeno cercato pensando a un allontanamento volontario, ha detto al Messaggero, Gianluca Zaniboni, fratello di Alessandro. Le ricerche dell’ingegnere sono proseguite per due settimane con un imponente dispiegamento di forze: oltre 40 uomini di Soccorso Alpino, Vigili del Fuoco, Guardia di Finanza, Corpo Forestale, Polizia e carabinieri. Utilizzate anche unità cinofile e molecolari. In volo anche tre elicotteri e i droni. Tutta l’area e tutti i sentieri la perlustrazione che convergono verso Cala Luna e Cala Sisine sono stati passati palmo a palmo, ma del 55enne nessuna traccia.

“Quando sono arrivato al campo base delle ricerche sei giorni dopo la sua scomparsa – racconta il fratello – nel punto in cui hanno trovato la macchina, c’erano più di trenta persone, un impegno che mi ha commosso. Eppure niente, Alessandro è come svanito nel nulla. È come se fosse stato inghiottito dalla montagna. Forse aveva identificato una grotta che voleva visitare ed è finito in un buco, la zona è piena di foibe”.

Le ricerche sono state poi sospese e i familiari sono stati convocati in Commissariato. “ Signora, per ritrovare suo figlio ci vorrebbero mesi e il doppio delle forze – rracconta Gianluca Zamboni riferendo quanto detto alla madre -. Ci hanno suggerito di andare a Chi l’ha visto, come ha fatto la famiglia di un uomo svanito a pochi chilometri di distanza, ma che senso ha?”. I familiari adesso continuano ad aspettare notizie. Per lo Stato italiano l’ingegnere è e rimarrà vivo per i prossimi dieci anni, intanto la famiglia continuerà a sperare in una svolta.

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