Infanzia in crisi, in Sardegna povertà e abbandono scolastico colpiscono un minore su tre

Un’infanzia sempre più fragile e una gioventù segnata da condizioni economiche e sociali difficili. È l’immagine che emerge dalla fotografia scattata dal nuovo rapporto nazionale del Gruppo Crc, dedicato allo stato dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia. In Sardegna, la situazione appare particolarmente allarmante.

La presentazione del focus regionale si è svolta oggi a Cagliari, nell’aula del Consiglio regionale, alla presenza della Garante per l’Infanzia Carla Puligheddu e del presidente dell’assemblea Piero Comandini. A illustrare i dati, Arianna Saulini, referente per Save the Children e portavoce del gruppo di lavoro Crc.

I numeri raccontano una realtà in sofferenza. La natalità sull’isola tocca uno dei livelli più bassi in assoluto: appena 4,6 nati ogni mille abitanti. I minori rappresentano solo il 12,7% della popolazione, la quota più bassa d’Italia. E al calo demografico si somma un incremento preoccupante delle difficoltà economiche: il 32,9% dei minori sardi vive in povertà relativa, con un aumento di oltre dieci punti percentuali rispetto al 2022.

Il rischio di esclusione sociale, per i giovani isolani, è ben superiore alla media nazionale: riguarda oltre quattro bambini e adolescenti su dieci (41,1%, contro il 29,6% in Italia). Drammatici anche i dati sulla dispersione scolastica, da anni un nodo irrisolto. La Sardegna continua a detenere il primato negativo: il 17,3% dei giovani tra 18 e 24 anni ha lasciato gli studi con al massimo la licenza media e non è inserito in alcun percorso formativo.

Un dato in controtendenza arriva dall’aumento dell’offerta di servizi educativi per l’infanzia: i posti disponibili per i bambini tra 0 e 2 anni sono 35,2 ogni 100, sopra la media nazionale. Tuttavia, l’accessibilità resta limitata: solo il 39% dei comuni sardi dispone di strutture per la prima infanzia, contro il 64,4% della media italiana.

Anche sotto il profilo sanitario, la situazione desta preoccupazione. In un solo anno, la Sardegna ha perso oltre 30 pediatri, scendendo a quota 152 in tutta la regione. Cresce inoltre la percentuale di bambini con obesità grave, ora al 6,7%. E rimane critica la distribuzione dei punti nascita: il 58% registra meno di 500 parti all’anno, un dato molto superiore alla media nazionale.

Altro indicatore rilevante è l’alta incidenza di famiglie monogenitoriali con figli minori, che in Sardegna raggiunge il 22,5%, la quota più alta in Italia. Un ulteriore segnale della fragilità strutturale che colpisce le nuove generazioni, spesso lasciate senza strumenti adeguati per affrontare il futuro.

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