“Se questo è un uomo. Sedici anni con le mani legate e una maschera come quella di Hannibal lecter. Non è un criminale ma un malato. Va cambiato subito il suo piano terapeutico”. Lo dichiara Irene Testa, la garante regionale delle persone private della libertà personale.
“Ho atteso un giorno prima di mettere nero su bianco quanto visto nella struttura Aias di Cortoghiana – dice la garante -. Un giorno per riprendermi dallo scenario agghiacciante e raccapricciante che mi sono trovata davanti. Non mi sto riferendo alla struttura ma ad un caso specifico, per la verità già sollevato da alcuni anni, in primis dalla presidente dell’Unasam (Unione nazionale delle associazioni per la Salute Mentale), Gisella Trincas, ma anche oggetto di esposti alla Procura, di lettere all’allora ministro della Salute, Roberto Speranza. Su questo paziente sono state presentate anche interrogazioni in Consiglio Regionale della Sardegna”.
È la storia di Bruno, “affetto da picacismo – prosegue la Testa -: è una patologia che lo porta a ingerire qualsiasi cosa gli capiti davanti. Bruno da oltre 16 anni viene tenuto tutto il giorno legato per le mani con un casco in testa. Apparentemente non perché pericoloso verso gli altri, ma verso di sé. Io non sono un medico e non spetta a me dare ricette, magari dal sapore semplicistico perché guidate dall’onda emotiva. Sono la garante delle persone private della libertà personale e proprio di persone, di singoli casi. ho il dovere di occuparmi. Non mi rassegno, non posso accettare che una persona malata venga sottoposta a un trattamento che appare più vicino al concetto di tortura che a quello di cura. Non è però tempo dell’indignazione ma della concreta e rapida azione di tutti gli attori istituzionali che possano dare un contributo a cambiare questa situazione. Questa è una sorta di appello: dobbiamo farlo per Bruno e per tutti gli altri Bruno”.