Dopo tre anni di indagini del Corpo Forestale, tra la Gallura e la penisola, sono state rimesse in libertà 211 tartarughe vendute illegalmente. Sono finiti nel registro degli indagati 26 persone, con l’accusa di essere i responsabili del traffico degli animali, spediti chiusi in scatole senza prese d’aria.
In seguito ad un ritrovamento all’aeroporto di Alghero di due pacchi con all’interno 13 ‘testuggini terrestri’ nel 2010, sono iniziate le indagini, e a tre anni di distanza, questa mattina al castello di Pedres a Olbia, gli agenti del Corpo Forestale di Tempio Pausania, coordinati dal comandante Giancarlo Muntoni, e dall’ispettore del Cites di Bologna, Daniele Badino, sono state liberate altre cinque “testudo marginata”, recuperate nel mese di aprile di quest’anno a Bologna, nel deposito di un corriere espresso.
Il ritrovamento e la liberazione di oggi sono solo l’ultimo atto di una complessa attività investigativa, circa 62 perquisizioni, che ha portato a far luce su un imponente traffico di animali tra la Sardegna e diverse località d’Italia, in particolare verso Sicilia, Lazio e Veneto. Secondo quanto riportato oggi dagli uomini del Corpo Forestale, le tartarughe venivano vendute dai 500 euro sino a diverse migliaia di euro, e in un caso qualche appassionato avrebbe pagato ben dieci mila euro per una tartaruga albina, un vero pezzo raro. Gli inquirenti hanno scoperto turisti che dopo aver trovato delle tartarughe, si ripagavano il soggiorno nell’isola, vendendole illegalmente.
L’attività investigativa ha visto il coinvolgimento delle Procure di Tempio Pausania e di Bologna, inoltre hanno collaborato gli uomini dell’ispettorato forestale di Tempio e Sassari e il servizio Cites di Bologna.