Inchiesta sul presunto stupro di gruppo: ammesse le nuove prove delle vittime

Entro il prossimo 20 ottobre gli avvocati che difendono Ciro Grillo, figlio di Beppe, fondatore del M5s, e altri tre ragazzi, accusati della violenza sessuale di gruppo avvenuta a Porto Cervo il 17 luglio 2019 su una ragazza italo-norvegese di 19 anni e su una sua amica, potranno indicare ulteriori elementi probatori ritenuti essenziali e individuati tra i nuovi elementi documentali prodotti dall’avvocata di parte civile, Giulia Bongiorno, e ammessi dalla stessa gup, Caterina Interlandi, nonostante le eccezioni del collegio difensivo composto da Enrico Grillo, Sandro Vaccaro, Gennaro Velle, Ernesto Monteverde, Mariano Mameli e Romano Raimondo (non presente in aula). Per quella stessa data i difensori dei quattro giovani, tutti genovesi, dovranno decidere se chiedere che l’udienza preliminare si celebri in via ordinaria o se optare per eventuali riti alternativi.

La gup – ascoltate la difesa, la parte offesa e l’accusa, rappresentata in aula dal procuratore di Tempio, Gregorio Capasso e dalla sua vice, Laura Bassani – ha già fissato per i prossimi 5 e 12 novembre le udienze in occasione delle quali saranno sciolti tutti i dubbi, consentendo anche alla Procura e ai due legali di parte civile – la seconda ragazza è tutelata da Vinicio Nardo – di depositare entro il 20 ottobre ulteriori elementi probatori individuati tra le carte che da oggi entrano nel fascicolo processuale. Iniziata poco prima delle 14, l’udienza è durata oltre 3 ore, durante le quali si è però registrata una lunga pausa perché la giudice Interlandi si è ritirata in camera di consiglio per decidere sulle questioni preliminari sollevate dalle parti coinvolte. In aula non erano presenti i quattro imputati: Ciro Grillo, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria.

“Siamo stati ammessi come parti civili e sono stati ammessi nuovi elementi per noi rilevanti, come le dichiarazioni rese alla stampa da alcuni testimoni e un file audio di una chat tra la mia assistita e una sua amica norvegese – ha dichiarato l’avvocata Giulia Bongiorno -. Una denuncia è un grido di dolore, la sede naturale per raccoglierlo è questa udienza, finalmente è arrivato il momento ed è importante che ci sia una verifica giudiziaria”.

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“La gup vuole che le parti offese e le difese indichino quali parti dei file audio e dei documenti siano per loro rilevanti – specifica l’avvocata Bongiorno, che nei giorni scorsi ha parlato con la ragazza – vuole che sia finalmente posto un punto fermo, immaginiamo tutti chi ha una lesione di questo genere quanto voglia arrivare subito a un punto fermo; per noi è importante che si ponga la parola fine, perché il dolore è tantissimo, ma trascinarsi senza certezze lo amplifica”.

Parlando ancora della sua assistita, Giulia Bongiorno ha detto che “forse in questo momento non più, ma la ragazza è una persona schietta e serena, una persona qualunque, è non ha mai fatto calcoli, altrimenti non avrebbe neanche denunciato”. L’ultima frecciata è a chi sostiene che questo processo fondi sulla sola denuncia della presunta vittima. “Ci sono anche le prove e oggi ne abbiamo prodotto di nuove”.

Diversa la posizione del collegio difensivo. “Abbiamo presentato delle eccezioni che il magistrato non ha accolto, ora dovremo necessariamente acquisire gli atti – ha sottolineato l’avvocato Sandro Vaccaro, legale di Vittorio Lauria -. Un pm svolge le sue inchieste e matura il suo convincimento a prescindere dal nome delle persone coinvolte, se dovessi pensare una cosa del genere cambierei mestiere”. Vaccaro riferisce poi che il collegio difensivo non ha ancora fatto alcuna scelta sull’eventuale opzione per riti alternativi. “Rispondendo alla richiesta di collaborazione della gup abbiamo accettato la scadenza del 20 ottobre per indicare elementi probatori che riterremo essenziali – ha affermato – ma decideremo solo in base a cosa emergerà dai nuovi documenti”.

Si sbilancia sulla linea difensiva l’avvocato Gennaro Velle, che difende Francesco Corsiglia. “Anche nei telefoni delle presunte vittime ci sono elementi molto rilevanti per la decisione da assumere sul prosieguo del processo – ha sottolineato il legaLE -. La giudice per le udienze preliminari vuole un quadro preciso della situazione attraverso l’individuazione a carico delle parti delle intercettazioni che ciascuno riterrà rilevanti”. E aggiunge: “Il revenge porn non riguarda i nostri assistiti. I ragazzi hanno sempre dichiarato a chiare lettere di non aver mai diffuso quei video”, hanno chiarito anche gli altri avvocati degli indagati.

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