Mezzo milione di euro di “false fatture” nell’ambito di lavori per la “costruzione della parte edile di un impianto fotovoltaico a Giave”, in provincia di Sassari. È un particolare rivelato da Massimiliano Giardino, uno degli arrestati nei giorni scorsi nell’inchiesta della Dda di Milano su presunte infiltrazioni della mafia nei lavori di Fiera Milano e per l’Expo, in un interrogatorio davanti ai pm Paolo Storari e Sara Ombra, titolari dell’indagine che, da quanto era già emerso, punta anche ad accertare se la struttura societaria di Giuseppe Nastasi si sia mossa anche su appalti per la realizzazione di impianti fotovoltaici in Sardegna e in Sicilia.
Come ha raccontato ai pm, il 15 luglio scorso, Giardino, che sarebbe stato uno dei presunti riciclatori dell’associazione per delinquere capeggiata da Nastasi, la società “Edil Saletti aveva ricevuto in appalto la costruzione della parte edile di un impianto fotovoltaico a Giave” e per questa attività “ha fatturato a Winaico 2 milioni e 200 mila euro per lavori fatti, sovrafatturando i lavori per circa 500 mila euro che dovevano andare a me e a mio fratello quale sorta di provvigione per aver fatto lavorare Saletti con la Winaico”.
Nell’interrogatorio dei giorni scorsi, tra l’altro, Giardino ha anche parlato di “alcuni soggetti cinesi che si sospetta siano intervenuti nel monetizzare e nel riciclare il denaro” dell’ associazione per delinquere. “A quanto ricordo – ha spiegato l’ indagato – i cinesi si trattenevano circa il 7-8%”. Il verbale è stato depositato dalla Procura al Tribunale del Riesame. Tra gli atti depositati figurano anche gli interrogatori degli arrestati davanti al gip.
“Non posso negare l’accusa di evasione fiscale, ma certo io non favorisco nessuna famiglia mafiosa”, ha detto al giudice Nastasi, aggiungendo che “l’evasione e la falsa fatturazione si sono rese necessarie anche per potere mandare avanti le ditte, ossia fare regolarmente i pagamenti ai dipendenti”. Un altro dei presunti riciclatori, Alessandro Moccia, ha spiegato: “ero consorziato con Dominus (il consorzio riconducibile a Nastasi, ndr), anche perché altrimenti non c’era verso di lavorare in Fiera, e a un certo punto Giuseppe Nastasi mi disse che aveva bisogno di liquidità e cercava persone che potessero fare fatture false”. Simona Mangoni, ritenuta “persona di fiducia” e la “contabile” di Nastasi, ha spiegato al gip che lei era una semplice “impiegata” e di aver “notato il ‘giro’ di fatture a partire dal 2013 (…) ma non avevo alcun potere” ha detto.