Inchiesta Abbanoa, pm chiede la sospensione del direttore generale

Il sostituto procuratore Giangiacomo Pilia ha chiesto la sospensione dalle funzioni di direttore generale di Abbanoa di Sandro Murtas nell’ambito dell’inchiesta aperta a Cagliari su presunti abusi d’ufficio compiuti dai vertici del gestore idrico regionale. A decidere sull’interdizione sarà il Gip Giampaolo Casula, che interrogherà il direttore generale – difeso dall’avvocato Massimiliano Ravenna – il 17 febbraio prossimo. La notizia, anticipata da La Nuova Sardegna, è stata confermata dalla Regione Sardegna, che ribadisce il sostegno al management della società ed esprime fiducia nella magistratura. Lunedì scorso l’amministratore unico di Abbanoa, Alessandro Ramazzotti, accompagnato dall’avvocato Ravenna, ha illustrato al governatore Francesco Pigliaru le recenti iniziative del Pm Pilia, culminate con la richiesta di interdizione per Murtas.

Nel rinnovare l’appoggio ai vertici del gestore, la Regione ricorda “i notevoli risultati conseguiti dalla società negli ultimi anni: dalla revoca della procedura fallimentare all’approvazione di bilanci di segno positivo, dalla riduzione drastica dell’esposizione debitoria alla chiusura del contenzioso con oltre 100 comuni della Sardegna, dal significativo incremento dei ricavi da attività ordinaria e da recupero crediti allo sblocco di numerosi cantieri fermi da anni, sino all’esito positivo dell’anticipazione di 90 milioni presso la Cassa Conguagli”. L’indagine, che oltre a Murata vede coinvolto anche l’ex amministratore unico Carlo Manconi, era stata aperta nel 2013 per far luce sulla voragine da 800 milioni nelle casse della società, tanto che lo stesso pm Pilia aveva rappresentato l’accusa nelle udienze sull’istanza di fallimento, poi ritirata quando i finanziamenti regionali hanno dato ossigeno e liquidità al gestore. Conclusa l’indagine preliminare, archiviate le ipotesi sul dissesto, erano emerse quattro imputazioni di abuso d’ufficio e l’invio di parte degli atti alla Procura della Corte dei Conti per la valutazione della legittimità delle spese compiute dalla società partecipata della Regione – assieme alla maggior parte dei comuni sardi. Passata alla magistratura erariale la parte sui conti e sulla spesa di 131.303.508 ricevuti dalla Regione dal 2003 al 2013, finanziamenti assegnati per lavori e opere pubbliche ma, secondo l’accusa, spesi per stupendi e gestione corrente. Secondo l’ipotesi di abuso d’ufficio, gli indagati avrebbero assegnato incarichi senza procedura di selezione pubblica. Ora il nuovo capitolo dell’indagine con la richiesta di interdizione di Murtas avanzata al Gip.

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