“Il via libera allo stato di emergenza del Governo è un primo passo positivo per il piano di ricostruzione e di aiuti economici alle aziende agricole e agli allevamenti devastati dagli incendi con migliaia di ettari di boschi e macchia mediterranea inceneriti dalle fiamme, animali morti, alberi carbonizzati, oliveti e pascoli distrutti”.
È il commento di Coldiretti Sardegna secondo la quale, “occorre ridare centralità alle imprese agricole e rivedere alcuni parametri rivelatisi inadeguati, che stanno impedendo agli animali di pascolare e pulire i boschi”. “Ogni rogo – ricorda Coldiretti Sardegna – costa agli italiani oltre diecimila euro all’ettaro fra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici delle aree devastate in un arco di tempo che raggiunge i 15 anni”.
“Abbiamo accolto positivamente la dichiarazione dello stato di emergenza da parte del governo per arrivare al più presto ad un piano di ricostruzione e di aiuti economici per le aziende agricole e per gli allevamenti devastati dagli incendi”, afferma il presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu che sollecita la Regione ad una ricognizione sul campo per stabilire ed avere un quadro verosimile delle perdite subite e la conseguente attivazione della misura la 5.2 del Psr, che sosterrà allevatori e agricoltori nella ricostruzione del proprio patrimonio aziendale.
Coldiretti Sardegna chiede interventi strutturali per ricreare le condizioni economiche e sociali affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di vigilanza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli anche nei confronti delle azioni criminali che sono un danno per l’intera collettività “a cominciare – evidenzia il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba – dall’innalzamento dei limiti di pascolamento nelle superfici forestali che oggi sono molto bassi con sole 3 pecore ad ettaro.
Allo stesso tempo dal ministero consentano che le Pratiche locali tradizionali (Plt) abbiamo tara 30 e non 70. Da quando le tare sono aumentate gli animali non hanno più pascolato nelle zone forestali e di conseguenza hanno creato un enorme carico d’incendio sui boschi”.