Immobile sovrastimato venduto alla Asl, 2 dirigenti indagati per peculato

Abusando della qualifica di dirigenti della Asl 7 di Carbonia e gestendo ingenti somme di denaro avrebbero favorito alcuni imprenditori nelle procedure di assegnazione di un immobile da destinare a uffici dell’Azienda sanitaria, sovrastimando il prezzo del 30% rispetto al valore di mercato. È quanto hanno accertato i militari delle Fiamme gialle del Nucleo di Polizia tributaria di Cagliari che oggi hanno eseguito un sequestro preventivo di beni per un valore di due milioni di euro. Destinatari del provvedimento due dirigenti della Asl 7 di Carbonia e quattro amministratori di una società che opera in provincia di Cagliari che ha ceduto l’immobile. Gli indagati devono rispondere tutti di peculato, mentre gli amministratori anche di aver presentato false dichiarazioni per operazioni inesistenti.

Tra i sei destinatari del sequestro di beni ci sono anche l’ex direttore generale dell’Asl 7 di Carbonia Maurizio Calamida, attualmente al servizio personale dell’ospedale Brotzu di Cagliari, e Carlo Contini, responsabile all’epoca dei fatti del servizio acquisti dell’azienda sanitaria. I due dirigenti sono accusati di peculato insieme a Pier Antonio Maria Raga, Sergio Bandiera, Antonia Fadda e Milena Deidda, tutti amministratori della “Sema srl” proprietaria dell’edificio poi venduto all’azienda sanitaria. La compravendita dell’immobile, che già ospitava gli uffici dell’azienda sanitaria locale, è avvenuta nel 2012. Secondo l’accusa lo stabile era stato pagato circa 3,8 milioni più Iva, per un totale di 4,6 milioni. Ma il valore di mercato, pari a 2,8 milioni più Iva, sarebbe stato gonfiato dai dirigenti della Asl. La differenza, circa 970 mila euro, sarebbe finita nelle tasche dei sei indagati.

Nello specifico, il Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza di Cagliari ha sequestrato vari beni per un valore di due milioni di euro: un fabbricato, sei terreni e 12 fra conti correnti e titoli. Le indagini delle Fiamme gialle, a cui hanno preso parte anche gli uomini della Sezione di polizia giudiziaria, sono iniziate due anni fa. I militari hanno approfondito gli accertamenti sulla transazione immobiliare anche sotto il profilo fiscale, scoprendo come l’alienazione dell’immobile aveva fatto maturare nella società che l’aveva venduto una ingente plusvalenza che non era stata denunciata, sottraendo alle imposte oltre tre milioni di euro. Gli stessi amministratori della società avrebbero presentato inoltre dichiarazioni fiscali non regolari utilizzando fatture per operazioni inesistenti, queste ultime collegate a una fittizia sponsorizzazione di una società sportiva dilettantistica di Carbonia.

(foto Giampaolo Cirronis)

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