di Giorgia Meloni
Giulia nasce il 7 gennaio del 2008 a Cagliari in una famiglia felice e serena. Conduce una vita tranquilla fino all’età di appena sei anni, quando le viene diagnosticato un medullo blastoma, un tumore cerebrale al quarto stadio molto aggressivo. La sua, insieme a quella de genitori – entrambi informatori medici -, è la storia di un lungo calvario che terminerà nel maggio del 2018. Ma appena due mesi dopo la scomparsa della bimba inizia storia della battaglia della madre Maria Eleonora Teresa Galia, che cercherà di fare tutto il possibile per realizzare il desiderio della figlia: regalare i suoi giocattoli ai bambini meno fortunati. Un percorso di cui la donna parlerà domani nel programma “Nuovi Eroi“, un format in onda su Rai 3 che racconta le storie di eroismo quotidiano di cittadini e cittadine insigniti dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con l’ordine al Merito.
Nel 2019 è nata l’associazione “Il sogno di Giulia Zedda” proprio per esaudire il sogno della bimba. “L’abbiamo costituita – racconta la donna a Sardinia Post – per aiutare, stare vicino a chi è in difficoltà, prendendo le cose dismesse dalle persone e cedendole a chi aveva bisogno, per esempio di una culla, un corredo nascita, libri di favole. Nessuno ci ha mai aiutato. Abbiamo fatto tutto noi, con poche forze”. L’associazione porta avanti diversi progetti: per esempio l’acquisto di un’ambulanza pediatrica donata all’ospedale di San Michele di Cagliari, dotata di tutto ciò che serve ai bambini fra cui barella pediatrica e termoculla. A Sassari nel 2022 all’ospedale San Pietro hanno arredato una stanza di oncoematologia pediatrica e acquistato strumentazione per la sala operatoria. Poi il progetto “Un gancio in mezzo al cielo” grazie al quale vengono aiutate le famiglie che devono portare i bambini al di fuori della Sardegna per garantirgli le cure. “Noi stiamo salvando migliaia di famiglie, il nostro non è solo la distribuzione di oggetti ma una mano testa verso il debole, un abbraccio virtuale che fa sentire le persone meno sole”.
Il calvario di Giulia inizia nel gennaio del 2014, con la presenza di frequenti mal di testa e vomiti. I sintomi vengono scambiati inizialmente per gastroenterite dal pediatra, ma una risonanza magnetica rivela la presenza di un medullo blastoma, un tumore celebrale al quarto stadio molto aggressivo. Due giorni successivi alla diagnosi immediata, all’ospedale Brotzu in sala operatoria, un neurochirurgo accetta di operare la bambina. Grazie all’operazione – e alle successive radioterapia e chemioterapia – la bimba si riprende. Ma dura poco: nel 2016 il tumore si ripresenta. Viene operata dal dottor Luigi Marras al Bambin Gesù di Roma: il medico rimuove il tumore celebrale ma scopre la presenza di una metastasi a livello del midollo. I genitori, a quel punto, decidono di restare a Roma per altri due anni assieme alla figlia. Il calvario della bambina dura ancora: nuove metastasi midollari, seguite poi da due metastasi cerebrali; infine, nel 2018 la morte, non prima di aver esaudito il desiderio di fare qualcosa per gli altri bimbi, meno fortunati.
“Lei ha affrontato tutto col sorriso, con la speranza e con la fede. Io dico sempre fede, speranza e carità – sottolinea la madre -. Pregava tantissimo e faceva pregare tante persone per lei e per gli altri bambini. Speranza nella guarigione e carità, perché lei non pensava a sé stessa ma agli altri bambini che soffrivano e offriva tutto il suo dolore per alleviare le sofferenze degli altri sempre con il sorriso, sempre allegra. Abbiamo vissuto la malattia tenendola da parte, abbiamo continuato a vivere”. Due mesi dopo la scomparsa, inizia la ricerca di un locale per l’associazione: “Nessuno ci dava posto – racconta Maria Teresa – abbiamo chiesto a tante parrocchie, abbiamo iniziato a dare le sue cose più preziose nelle case-famiglia che conoscevamo, abbiamo chiesto ai parenti di raccogliere i fondi e donarle alle associazioni che ci hanno sostenuto”.