Esce il nuovo libro di Andrea Angeli ‘Fede, ultima speranza’: “Durante la tragedia di Nassiriya le sue parole davano fiducia e coraggio”
di Lorenzo Musu
“12 novembre 2023, Iraq. Un attentato. Il colonnello Scalas, voce autorevole dei Dimonios, la brigata sassaresa, in diretta tv dai ruderi della base carabinieri sventrata con Maurizio Costanzo parlò trascendentemente di diciannove nuove stelle che brillano nel cielo di Nassiriya”. Così Andrea Angeli racconta Gianfranco Scalas, storico portavoce dell’esercito italiano e fondatore del gruppo politico Fortza Paris venuto a mancare una settimana fa. I due hanno vinto insieme il premio Antonio Russo, nel 2009, per la lunghissima attività di pubblica informazione relativa alle missioni di pace, e sono legati dalle varie missioni svolte insieme nell’arco di dieci anni. In particolare, da quella di Nassiriya con il tragico attentato.
Nel suo nuovo libro ‘Fede, ultima speranza‘, in uscita il 31 gennaio per Rubbettino, l’autore, per trent’anni funzionario internazionale come portavoce nelle principali missioni di pace sotto Onu, Ue, Nato e Osce, scrive delle storie che riguardano lui e Scalas. Si trattano i temi della guerra e della pace, influenzati da religione e fanatismo, presenti più che mai nella società d’oggi. Argomenti che hanno riguardato Scalas in prima persona, quando da portavoce militare lavorava a stretto contatto con Angeli. “Niente fu più come prima. Non lo fu per la missione che avevamo intrapreso, né per coloro che avevano schivato il pericolo – scrive Angeli nel suo nuovo lavoro -. Quanti erano lì quel giorno da allora hanno un debito con la vita, che ognuno ripagherà a modo suo.
Dell’attentato di Nassiriya Angeli ha parlato approfonditamente, in quella che era una tragedia di dimensioni mai viste dall’esercito italiano fino a quel momento. Così come ha parlato del ruolo svolto dalla Brigata Sassari, dal cappellano della stessa unità militare Mariano Asunis e delle preziose azioni di Scalas. “La Brigata rimase compatta. Di certo il comandante Stano, come pure il vice Madeddu, riuscirono a parlare con tutti anche in quella circostanza – si legge in un estratto del libro -. Tre ufficiali, tuttavia, giocarono senza dubbio un ruolo chiave”. Tra questi, padre Mariano e Scalas: “Il cappellano – che in tv per un lapsus il vicepremier Fini chiamò il parroco di Nassiriya – oltre a prendere i primi contatti con i familiari delle vittime (che il francescano segue tuttora con costanza) e a confortare i feriti, rimase vicino ai tanti che si trovavano ad affrontare qualcosa ben più grande di loro e che mai, con tutta la buona immaginazione, avrebbero pensato di vivere”.
“Gianfranco Scalas – prosegue Angeli -, pur con l’ufficio decimato, assicurò un costante flusso di informazioni. Una inadeguata gestione della stampa avrebbe avuto effetti disastrosi sulla vicenda in sé, oltre che sulla missione stessa. Le sue dichiarazioni, seppur mirate all’opinione pubblica, ebbero un forte impatto anche sugli stessi soldati, un’iniezione di fiducia, coraggio ed orgoglio, da qualcuno che sentivano intimamente come uno di loro. Con professionalità e trasparenza tenne testa alla valanga di giornalisti, in gran parte accampati a mo’ di terremotati attorno alla sua scrivania. Nelle tre stanze dell’ufficio stampa bivaccarono per giorni qualcosa come venti persone”.
Al centro della sua opera quindi le ingiustizie delle guerre, sempre accompagnate e arginate grazie alla presenza di figure di pace, come sacerdoti, missionari ma anche soldati e peacekeeper, cioè portatori di pace. Angeli è uno di questi, sempre attento e pronto all’intervento nei contesti di crisi. Punto di riferimento per un portavoce come Scalas, che vedeva e comunicava, con la sua presenza sul campo, ciò che accadeva negli scontri. Nella sua ultima fatica letteraria parla di storie e aneddoti di un’epoca ormai passata. Il libro è dedicato a quattro compagni di strada che oggi non ci sono più: Giandomenico Picco, Andrea Purgatori, Franco di Mare e il generale dei carabinieri Leonardo Leso. Un pensiero speciale va poi a Gianfranco Scalas, scomparso dopo l’ultimo tocco di penna.
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