Il ministro argentino Cherniak: “Anche in Sardegna i figli dei desaparecidos?”

Diritto all’identità“. Così si chiama la campagna promossa dalle autorità argentine per individuare e restituire alle proprie famiglie i circa 500 bambini sequestrati durante la dittatura militare. Bambini che non conoscono le loro origini, perché venduti, abbandonati in istituti e affidati ad altre famiglie: inconsapevoli o più spesso complici dei militari. Oggi a Cagliari si è tenuto il primo dei tre incontri presso l’Aula magna di Scienze Giuridiche e Scienze politiche, dedicati alla ricerca dei figli dei desaparecidos.

“Ad oggi sono 109 i figli dei desaparecidos ritrovati, molti dei quali all’estero ma ancora nessuno in Italia. L’ultimo è stato individuato 40 giorni fa”, spiega Carlos Cherniak, ministro plenipotenziario dell’Ambasciata argentina in Italia presente all’incontro. “Alcuni potrebbero trovarsi qua, in Sardegna dato che sono migliaia i sardi emigrati in Argentina, alcuni dei quali storicamente impegnati nella lotta antifascista”, aggiunge il ministro. Conferma anche Martino Contu, docente di Sociologia dei processi culturali a Sassari. La tavola rotonda è stata coordinata da Marco Zurru, professore associato di Sociologia economica all’Università di Cagliari, ma il principale animatore è stato proprio il ministro argentino, che ha riportato le lancette della storia al 24 marzo del 1976, ovvero quando iniziò il dramma dei 30.000 desaparecidos.

“Dietro la dittatura civico-militare dell’Argentina c’è la lunga mano degli Stati Uniti – dice Cherniak – che hanno appoggiato gli strati più reazionari della società al fine di zittire i movimenti operai, studenteschi e sociali e, più in generale, per impedire la nascita di una realtà economica indipendente nel sud del continente americano”.”Oggi che la democrazia nel nostro paese ha gambe più robuste e molti processi giungono al termine, siamo qui per coltivare una memoria attiva e creare un filo che colleghi quattro generazioni di argentini, dalle bisnonne ai figli dei figli dei desaparecidos. Presso l’ambasciata argentina a Roma – conclude il ministro – è possibile fare l’esame del DNA”.

Anche Bottazzi, direttore del Dipartimento di Scienze sociali, fa andare indietro le lancette della storia, per ricordare come “l’Argentina sia stata teatro di uno dei più grandi esperimenti neoliberisti al mondo, sponsorizzato dagli Usa, dove la controinsurgencia veniva addestrata”. La serie di incontri cagliaritani dedicati al dramma argentino si concluderà nel fine settimana, quando nel capoluogo arriverà Estela Carlotto, storica presidentessa delle “Abuelas de Plaza de Mayo” per un doppio appuntamento, il primo sabato alle 19.30 nell’Aula magna della Facoltà di Scienze Giuridiche e Scienze Politiche dell’Università di Cagliari e il secondo domenica presso la Cineteca in Viale Trieste.

Piero Loi

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