Nel testamento lasciato al suo avvocato di fiducia, l’operatore ecologico di Alghero morto suicida ha raccontato in sedici pagine “la sua odissea in ambito lavorativo”. Lo ha detto all’Ansa Elias Vacca, il legale di Antonio Rosario Urgias che il 30 dicembre si è presentato alle 5,30 al lavoro, malgrado non fosse in turno, per compiere il suo piano.
L’uomo si è tolto la vita con un colpo di pistola alla testa, ma prima ha gambizzato due superiori: il direttore dell’ecocentro di Alghero, Ivan Cherchi, di 43 anni, e il ragioniere Sergio Florulli, di 50, entrambi ancora ricoverati in ospedale. L’avvocato ha consegnato le memorie di Urgias questa mattina ai carabinieri che hanno in mano le indagini.
L’avvocato ha ricevuto il manoscritto dallo stesso operatore ecologico che nel suo piano ha previsto pure la spedizione prima della morte. Ovviamente il legale ha letto tutte le sedici pagine, ma si limita a confermare i problemi sul lavoro per non compromettere il lavoro investigativo.
Di certo gli inquirenti hanno già raccolto alcune testimonianze tra i dipendenti dell’ecocentro e i problemi sono già stati confermati. Si tratta adesso di capire se nei confronti dell’operatore ecologico suicida ci sono state realmente delle ingiustizie, tanto da portarlo sull’orlo di una depressione, oppure si è trattato di ossessioni da parte della vittima.
Su questo delicatissimo terreno i militari dell’Arma si stanno muovendo insieme alla Procura di Sassari con l’obiettivo di raccogliere ogni dettaglio utile alla ricostruzione della verità sul clima di lavoro nell’ecocentro di Ungias Galantè.