Il deputato e la banda del caveau, le frequentazioni pericolose di Di Gioia

Il deputato socialista Lello Di Gioia, eletto nelle file del Pd in Sardegna, si sarebbe adoperato per far avere indietro una parte della refurtiva a una delle vittime di una rapina della banda del caveau che, tre anni fa, svaligiò la filiale del banco di Napoli, con un bottino da 15 milioni di euro. Lo rivelano le carte, di cui dà conto il quotidiano La Repubblica, dell’inchiesta Goldifinger, che ha fatto scattare quindici arresti per i presunti autori della rapina.

Il deputato, che presiede la commissione di controllo sugli enti di previdenza e assistenza sociale ed è membro della quinta commissione bilancio, tesoro e programmazione, è finito nelle indagini quasi per caso, spiega il quotidiano. La prima volta, una settimana dopo l’assalto al caveau, quando è stato fermato dalla polizia e identificato lungo una strada di Foggia verso l’ora di pranzo, insieme con il capo della banda, Olinto Bonalumi, detto Arsenio Lupin, e altri pregiudicati coinvolti nel colpo. Ma la sua amicizia e il rapporto di mediazione con la gang – secondo gli investigatori – sono emersi con chiarezza solo due mesi dopo.  Il deputato non è indagato. All’epoca dei fatti non sedeva in parlamento e non ricopriva incarichi pubblici, quindi non aveva nessun obbligo di denunciare la banda, né tantomeno è stato complice del furto. Ma secondo il rapporto della polizia, conosce e scende a patti coi delinquenti, scrive La Repubblica. Nell’operazione è stato arrestato Stefano Virgili, il “mago delle vedove”, già membro della banda di Magliana e vicino a Massimo Carminati.

 

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