Il coronavirus fa crollare le donazioni. L’Avis: “Serve sangue, evitiamo la crisi”

“Non siamo in una situazione d’emergenza per il sangue, ma c’è il rischio di carenze e stiamo chiedendo ai donatori di fare uno sforzo in più”. Il presidente regionale dell’Avis, Antonello Carta, spiega come si è arrivati alla comunicazione interna diramata alle sedi locali per sollecitare nuove donazioni. Nella prima parte dell’anno, in tutta Italia si registra un calo delle donazioni e ora c’è anche la diffusione del coronavirus che sta contribuendo a un’ulteriore riduzione, che può rivelarsi pesante per le necessità sarde. Le Regioni Liguria, Lazio, Toscana e Puglia hanno già lanciato un appello ai rispettivi donatori ricordando che “il sangue serve sempre”. Dal Cns, il Centro nazionale sangue, sono arrivate le direttive che impongono 28 giorni di sospensione delle donazioni per chi ha soggiornato in Cina e per chi sia stato (a partire dal primo febbraio) negli undici Comuni della zona rossa lombardo-veneta. Sono le stesse da cui si approvvigiona la Sardegna per garantire il fabbisogno dell’Isola e il provvedimento è destinato ad essere esteso anche ad altre aree.

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“Il fabbisogno regionale annuo per le trasfusioni è di 108mila sacche (con 48-50mila per i talassemici) mentre l’intero sistema sardo ne raccoglie 82mila – spiega il presidente dell’Avis Sardegna -. In pratica abbiamo 26mila unità di sangue che arrivano da altre regioni e ogni piccola contrazione delle donazioni ha ripercussioni sulle nostre esigenze. Può capitare con inverno rigido, scioperi o altri vari fattori”. Antonello Carta spiega com’è la situazione: “In questo caso l’effetto coronavirus sta riducendo le donazioni e, senza voler creare dannosi allarmismi, abbiamo deciso di muoverci per tempo e chiedere ai donatori di fare un gesto in più per evitare di trovarci presto in difficoltà”. Ogni giorno, in tutta Italia, ci sono 1.800 pazienti che hanno bisogno di trasfusioni: la Sardegna è la terra più generosa, in rapporto al numero di abitanti, complice anche la forte incidenza della talassemia. Per questo motivo il Centro trasfusionale del Brotzu, con le sue 50mila sacche all’anno, è uno dei più importanti in assoluto.

Nell’Isola si stanno registrando i primi effetti del coronavirus proprio col calo delle donazioni, perché la non autosufficienza dei pazienti sardi rende obbligatorio l’arrivo di sacche da Veneto, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta. Tra problemi reali e psicosi, il calo delle donazioni è destinato a creare problemi per i pazienti sardi e l’appello dell’Avis è stato lanciato proprio per evitare l’emergenza. In una sacca ci sono circa 420 centilitri, vuol dire che ogni anno in Sardegna arrivano dalla Penisola più di diecimila litri di sangue.

Marcello Zasso

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