Il comitato e la verità sulle bombe Rwm: “Notizie false sulla crisi dell’azienda”

Un lungo documento per smontare “alcune delle principali fake news e imprecisioni” sulla fabbrica di bombe a Domusnovas. È il risultato del lavoro prodotto dall’Assemblea cittadina contro Rwm che riunisce 22 tra associazioni, comitati e partiti che cercano di fare chiarezza sulla fabbrica Rwm e sul blocco delle esportazioni verso Arabia Saudita e Emirati arabi uniti. Nel mirino finiscono anche amministrazioni locali, come il Comune di Iglesias, accusate di scarsa trasparenza e i rappresentanti sindacali all’interno dell’azienda. “La Rwm non è in crisi. L’azienda prosegue i piani di espansione che la porteranno a triplicare la produzione, e continua a incamerare nuove commesse”, è uno dei punti principali analizzati nel documento. “I 200, 160 lavoratori in esubero annunciati questa estate sono già scesi a 130 (e giunge notizia che 20 saranno riassunti a breve). La vaghezza del numero non è solo un fatto di propaganda: il lavoro degli esuberi era lavoro interinale, con contratti a termine, dunque lavoro precario e privo di prospettive certe – si legge -. È grazie alla complicità tra sindacati e azienda, con la contrattazione di secondo livello, che questa ha potuto abusare della contrattazione a termine e interinale aldilà dei limiti sanciti dal contratto nazionale, garantendosi le mani libere per gli esuberi”. Dalle analisi dei numeri sul personale emerge che nel 2018 il 59,2 per cento dei dipendenti delle fabbriche di Ghedi (in provincia di Brescia) e Domusnovas erano assunti con contratti a termine: “In Sardegna, su un totale di 281 lavoratori, ben 190 erano somministrati“. Su questo aspetto vengono espresse dure critiche nei confronti dei sindacati della fabbrica iglesiente.

Rwm Italia non è in crisi: la produzione procede regolarmente, la sospensione per 18 mesi di parte delle commesse all’Arabia Saudita è un incidente di percorso assolutamente previsto e tollerabile per l’azienda. – si legge -. La sospensione delle licenze di esportazione, giunta tra giugno e luglio, come si evince dalla ‘Relazione sulla gestione al bilancio chiuso al 31/12/2015’, era una concreta possibilità ventilata e temuta dall’azienda da anni”. L’analisi sulle attività dell’azienda fatta da chi chiede che in Sardegna non vengano prodotte le bombe evidenzia che la Rwm “ha provveduto ad ampliare la propria gamma di prodotti, cosicché ad oggi, oltre alle mine marine e alle bombe d’aereo, produce ed esporta munizioni da artiglieria di vario calibro“.  Che non ci sia uno stop, ma un rilancio sulle produzioni è la convinzione del comitato. “Proseguono i lavori di espansione delle linee produttive, a seguito delle decine di domande presentate agli uffici Suap del Comune di Iglesias e dei comuni limitrofi (per esempio Musei) negli ultimi anni. La presentazione di progetti non si è fermata dopo la parziale sospensione delle esportazioni all’Arabia Saudita, l’ultima domanda risale al 22 ottobre – si legge ancora -. L’azienda ha avviato i cantieri degli interventi che consentirebbero la triplicazione della produzione, oltre ad avere avviato la costruzione di un campo prove per la sperimentazione e il test di nuovi esplosivi“.

Il comitato per gli ambientalisti, Italia Nostra, Legambiente e altre associazioni hanno portato avanti una battaglia contro le bombe, a colpi di ricorsi al Tar. ma viene ricordato quanto sia difficile reperire informazioni chiare sulla vicenda. “Un esempio grave di questo comportamento, in totale spregio delle norme sull’amministrazione trasparente, è la pubblicazione sull’albo pretorio del Comune di Iglesias del provvedimento di autorizzazione all’inizio dei lavori sul campo prove 140 della Rwm Italia, nel luglio di quest’anno, che per impedire al Comitato e alle associazioni la predisposizione di un ulteriore ricorso al Tar è stata operata rendendo sostanzialmente irriconoscibile il documento”.

“La sospensione della vendita ai sauditi non fermerà la guerra”, ricordano. la decisione è stata presa non per motivi umanitari, ma per il rischio che i paesi fornitori si trovino chiamati in causa per i crimini di guerra commessi con quelle armi. “Il rapporto del ‘Concilio per i diritti umani delle Nazioni unite del 3 settembre 2019, esplicita chiaramente questo fatto – spiegano nel documento -. Un episodio di crimine di guerra attuato attraverso una bomba prodotta dalla Rwm Italia di Domusnovas è già dimostrato: alle 3 del mattino dell’8 ottobre 2016, nel villaggio di Deir Al- Hajari, un uomo, una donna incinta e quattro bambini sono stati uccisi da una bomba MK-80, la quale viene prodotta dalla Rwm Italia a Domusnovas. Sul posto sono stati trovati resti di un anello di sospensione, componente necessario per il carico dell’ordigno sull’aereo, con il codice di Rwm Italia stampigliato sopra”.

La difesa dei posti di lavoro viene sempre sbandierata da chi non vuole creare conseguenze negative con la chiusura dello stabilimento sardo, ma gli attivisti ricordano – in modo chiaro – che “Rwm Italia produce e vende armi da guerra. Armi che si usano per uccidere indiscriminatamente le persone, perché questa è la natura della guerra, e non certo solo in Yemen, o solo per mano dei sauditi – concludono -. Il lavoro che si svolge nella Rwm Italia non è un lavoro qualunque, è un lavoro che si regge sulla morte degli uomini e la distruzione dei territori”.

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