Marco Raduano aveva la chiave per uscire dal reparto di sicurezza di Badu ‘e Carros, il carcere di Nuoro dal quale è evaso venerdì sera. Una volta fuori da quella sezione, è arrivato al piano di sotto da dove si è calato dal muro di cinta usando come fune diverse lenzuola annodate e dotate di supporti per reggere il peso. La fuga è stata completata da un salto di cinque metri, passando sotto la rete metallica stranamente rotta. Il tutto senza che nessuno si accorgesse di nulla. Non solo: quando Raduano ha lasciato il proprio reparto, ha sbagliato chiave: la prima volta ha preso una quella sbagliata, quindi è risalito nella sezione dell’Alta sicurezza e ha avuto il tempo di cercare quella giusta.
È ovvio che la falla nella catena di controllo è enorme e desta perplessità al ministero della Giustizia che ha aperto un’inchiesta. Non è possibile che a Raduano sia andato tutto liscio. Su un secondo fascicolo investigativo è al lavoro la Procura di Nuoro.
Raduano, affiliato della Sacra Corona Unita, la mafia pugliese, appartiene al clan dei Montanari. È conosciuto come Pallone. Nel penitenziario sardo stava scontando una pena di 19 anni. Le telecamere interne ed esterne di Badu ‘e Carros hanno documentato parte della fuga. C’è poi un altro dettaglio al centro delle verifiche: sono passate due ore prima che venisse lanciato l’allarme, come a Raduano si fosse dato anche il tempo di far perdere le proprie tracce.
Prima del bosso pugliese nessuno è mai riuscito a scappare da Badu ‘e Carros, eppure lì sono stati rinchiusi boss potenti: dalla prima rossa Graziano Mesina a Renato Vallanzasca passando per Francis Turatello e Luciano Liggio. I sindacati continuano a parlare di evasione dettata dalla carenza di organico. Ma al ministero sembra poco credibile una lettura di questo tipo. Il timore che è la Sacra Corona Unita abbia mosso le proprie pedine per garantire la fuga.
“Prima o poi doveva succedere una fuga, il carcere è pieno di falle sulla sorveglianza – dice Giovanni Conteddu dell’Osapp Nuoro -. Nel reparto dell’Alta sicurezza, dove ci sono circa 30 detenuti appartenenti alla criminalità organizzata pugliese, calabrese, campana e siciliana, c’è un solo agente di guardia e nella sala dove sono custodite le chiavi e le telecamere della regia non c’è nessuno, il posto è scoperto. Questa è la prima falla che si è rivelata decisiva per la fuga di Raduano: è potuto scappare liberamente e quando ci si è accorti della sua assenza erano passate due ore dall’evasione”.
Raduano nel reparto di Alta sicurezza poteva circolare liberamente. Si occupava della biblioteca. Ma al ministero della Giustizia non basta. Quindi attraverso la Direzione generale ‘Detenuti e trattamento’ del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, è stata mandata una missiva al Provveditore regionale della Sardegna sollecitando “lo svolgimento con urgenza di accertamenti e verifiche, al fine di appurare cause, circostanze e modalità dell’accaduto”.
Il caso Raduano è diventato anche politico. Ci sono già diverse interrogazioni già presentate al Governo e, in particolare, ai ministri della Giustizia e dell’Interno, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi. Il sindacato Osapp, però, chiede di “evitare l’individuazione di capri espiatori”.