Il Comune di Iglesias rinnova l’appalto delle mense scolastiche e la ditta vincitrice, la Markas di Bolzano lascia a casa quattro lavoratrici su venti. A conti fatti il 20 per cento della forza lavoro. Ma le lavoratrici, tutte con decennale anzianità di servizio, non ci stanno e annunciano battaglia, anche legale.
A sentire le quattro donne a cui non è stato rinnovato il contratto (erano addette al servizio distribuzione nelle mense scolastiche delle materne e delle elementari, e lavoravano due ore al giorno), la Markas non ha dato loro giustificazioni né motivazioni plausibili. Del resto, i regolamenti e i contratti nazionali prevedono la salvaguardia dell’occupazione nei cambi di appalto, imponendo il riassorbimento di tutto il personale in servizio. Questa clausola l’avevano sottoscritta la stessa Markas con i rappresentanti sindacali della Fisascat Cisl, Cristina Melis, e della Uil Tucs, Andrea Lai.
Bruna Miraglia, rappresentante del sindacato autonomo Cisal, anch’esso firmatario del contratto nazionale e al quale sono iscritte le lavoratrici escluse, non nasconde l’amarezza: “Siamo di fronte a un vero e proprio abuso. Non siamo stati neppure convocati dalla Markas, e ciò prefigura perfino una discriminazione sindacale”.
Ecco la voce di Alberto Cacciarru, presidente della commissione comunale ai Servizi sociali: “La città di Iglesias, in cui il tasso di disoccupazione ha raggiunto livelli di estrema gravità, e il Sulcis, la Provincia più povera d’Italia, non possono permettersi di perdere neanche un solo posto di lavoro. Il problema sarà portato all’attenzione dell’organismo da me presieduto e del Consiglio comunale: siamo davanti a un abuso, a cui andrà posto rimedio con urgenza”.
Dal Comune parla anche Simone Franceschi, assessore alla Pubblica istruzione, promettendo “una verifica puntuale del rispetto delle norme e procedure da parte della Markas, in particolare sul personale già operante. Alla società – spiega – abbiamo già chiesto delucidazioni in merito ai criteri adottati per le assunzioni del personale. Attendiamo risposte”.
Simonetta Fadda, una delle lavoratrici escluse, dice: “Non possiamo accettare nel modo più assoluto che una ditta cosiddetta continentale venga in casa nostra a cancellare i nostri posti di lavoro o tagliare le buste paga”. Così Emanuela Marongiu: “Siamo mogli di disoccupati e cassaintegrati, e queste poche ore di lavoro per noi sono importantissime”. Patrizia Loi, un’altra addetta, sottolinea: “Alcune settimane fa, sul quotidiano Bresciaoggi, la Markas è stata descritta come un’azienda che offre e preserva posti di lavoro, ci auguriamo che lo faccia anche nella nostra Isola. Diversamente sarebbe l’ennesima beffa a danno dei sardi”.,
Non è la prima volta che al rinnovo di un appalto pubblico la nuova ditta subentrante tenti di ridurre gli organici. Qualche mese fa, lo ha fatto anche la Cofely, la multinazionale francese che ha preso il posto della cagliaritana Tepor, nelle manutenzioni degli ospedali della Asl 7 di Carbonia Iglesias: a fronte di 19 lavoratori, ne ha riassunto solo 6, malgrado l’appalto sia esteso anche alle sedi periferiche della Asl. tanto che i sindacati metalmeccanici del territorio e la stessa Azienda sanitaria sono al lavoro per trovare una soluzione.