Iglesias, giovani migranti ripuliscono le strade da rifiuti ed erbacce

Indossata una pettorina di plastica gialla su cui campeggia la scritta “Io sono un volontario”, i guanti da lavoro e un cappellino, di buon mattino si sono armati di ramazze e rastrelli e hanno ripulito da rifiuti ed erbacce il parcheggio dello stadio Monteponi di Iglesias, sotto il controllo vigile di una operatrice, volontaria anch’essa. Poi un camioncino della Iglesias Servizi, la società in house del Comune, è passato a ritirare gli innumerevoli sacchi di rifiuti prodotti per essere conferiti nell’ecocentro cittadino. Protagonisti i giovani richiedenti asilo ospiti di Casa Emmaus, la comunità iglesiente che da anni si occupa, in primis, del recupero e reinserimento di persone cadute nel vortice delle dipendenze da alcool e droghe e che oggi impiega le proprie risorse, umane, professionali e materiali anche nell’accoglienza dei richiedenti asilo. Provengono, in maggioranza, dagli stati dell’Africa centrale subsahariana come Nigeria, Costa D’Avorio, Senegal, Mali, ma anche dall’Asia come Bangladesh e Pakistan. Sono giovani, giovanissimi, ma anche quarantenni. E poi ci sono le donne, alcune di loro con figlio al seguito. In tutto una sessantina. “Il Comune di Iglesias e la comunità di recupero”, spiega l’assessore alle Politiche sociali del comune di Iglesias Clorinda Forte, “hanno stipulato un protocollo d’intesa sulla base del Decreto Minniti – Gentiloni approvato il 10 febbraio scorso, il quale prevede la possibilità di impiegare i migranti in modo gratuito e volontario in lavori di pubblica utilità”. Attività di volontariato che il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha definito “utili per colmare il vuoto dell’attesa”.

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Il nuovo decreto si pone come obiettivo soprattutto quello di ridurre il tempo necessario al riconoscimento del diritto d’asilo e “facilitare i meccanismi e i sistemi necessari per i rimpatri dei migranti che non hanno, invece, diritto all’asilo”. I giovani coinvolti nelle attività di pubblica utilità si sentono così parte attiva della società che li ha accolti, restituendo, col proprio lavoro, quell’accoglienza che gli è stata concessa. E la soddisfazione la si legge nei loro sorrisi. Fernando Nonnis, presidente della comunità Casa Emmaus, è entusiasta dell’iniziativa: “Con l’applicazione di queste iniziative abbiamo raggiunto il duplice scopo di impiegare, da una parte, in modo responsabile e assolutamente volontario, i richiedenti asilo in attività di pubblica utilità e dall’altra quello di contrastare il vandalismo cittadino. Un progetto inizialmente visto con diffidenza. Oggi invece il Tribunale dei minori di Cagliari ci ha perfino chiesto di creare un modello da impiegare anche in altri Comuni della Sardegna”. Il tutto ovviamente non è frutto del caso. “Ogni progetto viene attentamente valutato”, sottolinea l’assessore Forte, “così come viene valutata la posizione di ogni singolo richiedente asilo da impiegare nei lavori di pubblica utilità, attraverso dei piani personalizzati. Tutti i migranti ritenuti idonei vengono poi coperti da una assicurazione, a carico del soggetto accogliente, prima di essere inseriti nei gruppi di lavoro”.

Carlo Martinelli

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